da Milano
Dopo Ivano Sacchetti, riecco Chicco Gnutti. Quattro ore di interrogatorio in Procura. I Pm Francesco Greco, Eugenio Fusco e Giulia Perrotti continuano ad esplorare i rapporti intercorsi fra i furbetti del quartierino. Per i magistrati, il metro con cui leggere quelle frequentazioni è quello del codice penale e il reato base è lassociazione a delinquere. Gli interessati, naturalmente, offrono versioni più rassicuranti. E giustificano anche il capitolo più spinoso: quei 50 milioni pagati da Gnutti ai signori di Unipol, Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti. Quei 50 milioni sarebbero giustificati alla voce consulenze. I magistrati sospettano ora che Gnutti abbia affiancato Consorte e Sacchetti nella scalata a Bnl e dunque potrebbero presto contestargli laggiotaggio. Lui nega anche lipotesi. Si scava ad oltranza sui 50 milioni. «Quei soldi - ripete alla fine della deposizione lavvocato Marco De Luca - erano il compenso per consulenze e per lappoggio prestato alle varie società che facevano capo» al finanziere bresciano. Insomma, non ci sarebbe alcun patto inconfessabile.
«Linterrogatorio - prova ad essere rassicurante De Luca - è stato esaustivo e non ha riservato sorprese». De Luca, in verità, ammette qualche scricchiolio: «Permangono rispetto alle dichiarazioni di altri indagati delle divergenze che sono più lessicali che sostanziali». Gli altri indagati sono, è ovvio, Consorte e Sacchetti.
Per la verità era stato proprio Gnutti, alla vigilia di Natale, ad attaccare la coppia con parole acuminate: «Io preferivo averli amici che nemici»; e ancora: «Quei 50 milioni sono passati dalle casse della Hopa a quelle di Consorte e Sacchetti» anche perché «Consorte e Sacchetti chiedevano solo di poterci guadagnare un po». Difficile catalogare queste espressioni come divergenze lessicali. Ma i 50 milioni di euro sono, per De Luca, ben ancorati in tutti i verbali alle prestazioni professionali: «Sulla oggettività di quei versamenti, così come sui soggetti che vi hanno partecipato non cè nulla da dire». Tutto regolare. Come conferma Consorte nella sua memoria affollata di numeri e operazioni.
Stesso discorso, o quasi, sul versante Gnutti-Fiorani. «Anche in questo caso - dice De Luca - permane qualche diversità fra le dichiarazioni rese da Gnutti e quelle pronunciate da Fiorani, ma si tratta comunque di diversità che non sono né risolutive né determinanti».
Come andrà avanti linchiesta? «Ho la sensazione - risponde De Luca - che lindagine si avvicini alla completezza e non solo sul capitolo riservato alla scalata di Antonveneta. È stato compiuto un lavoro imponente e, grazie alla Guardia di Finanza, è stato recuperato molto materiale documentario».
Dunque, almeno un primo troncone si avvierebbe verso la fine anche se gli enigmi sono rimasti tali. Intanto, nel pomeriggio i Pm tornano a San Vittore per lennesimo interrogatorio di Fiorani, detenuto da quasi due mesi. E oggi proseguiranno con lex direttore finanziario della Bpi Gianfranco Boni e con lex commercialista di Fiorani, Silvano Spinelli. Gli accertamenti sono meticolosissimi e vengono continuamente riscontrati ascoltando le persone arrestate il 13 dicembre scorso.
Piano piano viene ricostruito il mosaico delle scalate tentate dai furbetti. Ora è Sacchetti ad offrire un dettaglio importante per comprendere la genesi dellassalto di Unipol a Bnl: fu Fazio a lanciare lidea.
E Gnutti «difende» quei 50 milioni
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.