In tempi di frullati mediatici e di blog dilaganti anche il gossip, soprattutto quello ad unalta percentuale di fisiognomica, aspira ad assumere una maggior consistenza storica. Daltra parte quante verità si sono consolidate su spirali sempre più complesse di bugie...
Ora non si sa come stia lassù lex re Umberto, ma è certo che lelezione di Giorgio Napolitano a presidente della Repubblica, e il suo conseguente ingresso al Quirinale, una qualche gioia supplementare deve avergliela data. È una vita infatti che si sussurra (e grida) di Giorgio figlio illegittimo di Umberto. A sostegno, unindubitabile somiglianza e le centinaia di flirt che il regale rampollo ebbe in giro per lo Stivale. La sua figura slanciata, il portamento sportivo, uninnata eleganza, il prestigio dei Savoia, ne facevano sicuramente una preda ambita dallaltra metà del cielo.
Dunque Umberto, il re di maggio, padre di Giorgio, il presidente repubblicano? Magari lanagrafe dei luoghi, delle date e degli «incontri» non coincidono ma il gossip, al contrario della matematica, è unopinione, dribbla la logica, scarta i riscontri oggettivi. Galoppa lontano da qualsiasi esame del Dna. Ciò che importa sono solo i «faccia a faccia», magari abbondantemente conditi con gli immancabili particolari piccanti. Per il gossip sono le somiglianze a fare, anche, la storia.
Un altro caso che ha alimentato luniverso del pettegolezzo ha le coordinate iniziali in Abruzzo, terra natale del Bruno Vespa nazionale, dellinventore del salotto buono della tv di stato. All«origine» del nostro ci sarebbe addirittura Mussolini, uomo dalla nota esuberanza amatoria, anchegli coinvolto in innumerevoli avventure, qualcuna delle quali può anche essersi conclusa secondo natura. «È del ramo, con i nei della famiglia Mussolini. Io sono del ramo senza nei, ma lui è mio zio», aveva detto lanno scorso in tv Alessandra, la Mussolini doc. «La mascella è uguale, è identico negli occhi, lo sguardo, la bocca, le labbra... Bruno è mio zio, non cè dubbio», aveva confermato. Limpressione però era solo quella di una simpatica boutade.
Ma ieri il gossip del faccia a faccia, quello fisiognomico, quello che non vuol ascoltar ragioni se non di profilo, ha montato (meglio rimontato) un altro caso eclatante: Indro Montanelli, il fondatore de il Giornale, il principe del giornalismo italiano morto cinque anni fa, non sarebbe figlio dell«ingiuese» professor Sestilio ma di un «pari grado»: il principe reatino Ludovico Spada Veralli Potenziani Alemanni.
Lo riporta il Tempo di ieri, secondo cui «a Rieti, dove il padre di Montanelli visse per un periodo, molti lo credono figlio non riconosciuto del principe, che lavrebbe anche aiutato e protetto per alcuni anni». E a Rieti Montanelli frequentò lo stesso liceo dal 1921 al 1926. Con gli amici di quegli anni però non ebbe più rapporti e si è sempre rifiutato di tornare nella città. «Nelle sue opere - scrive Il Tempo - Montanelli definisce il capoluogo sabino come un paesone opaco e una città banale molto provinciale e senza molte possibilità di divertimenti. La città rispose con un pettegolezzo, presentato come verità incontestabile, grazie ad alcune sorprendenti fotografie che indicano una straordinaria somiglianza».
Quanto a questa occorre subito dire che - nelle foto - in effetti ce nè in abbondanza, da sfiorare le gocce dacqua. Subito contrastata però da una valanga di smentite. A cominciare dal nostro Mario Cervi, già direttore de il Giornale e suo vecchio amico: «Le diverse ricostruzioni biografiche su Indro sono piene di storie di figli e di padri a lui attribuiti. Personalmente, non credo a nessuna delle vicende raccontate. La nuova presunta paternità è piuttosto fantasiosa o, meglio detto, è una bufala». Sulla stessa posizione anche lamico Paolo Granzotto, già vicedirettore de il Giornale: «La somiglianza di Montanelli con il principe è straordinaria, la vicenda è sicuramente curiosa, i rapporti con il vero padre erano difficili, ma le date non coincidono». E subito dopo continua: «Indro sarebbe stato contento di questo pettegolezzo ma non lo darebbe a vedere essendoci di mezzo la mamma, persona per la quale nutrì un affetto spropositato. Ma non credo possibile la ricostruzione, le date non combaciano: nel periodo del concepimento e quello subito precedente la nascita di Montanelli, la famiglia era a Nuoro».
Ovvio, dunque, che chi conosceva la famiglia di Indro, non abbia dubbi e si tenga abbondantemente alla larga da questa brodaglia mediatica. Come Roberto Gervaso: «Escludo qualsiasi presunta falsa paternità.
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