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E la guerra diventa show satirico: «Qui Gaza, vince la squadra ospite»

In un Paese Meraviglioso la guerra è una partita di calcio, i cadaveri una montagna di gol, lo sdegno una questione di latitudini. Per capirlo basta sintonizzarsi sul Canale 2 della televisione israeliana dove, anche in queste settimane di guerra, trionfa “Eretz Nehederet”, la sferzante gag satirica che dalla fine del 2003 fa scompisciare dalle risate gli israeliani. In quel “Paese Meraviglioso” la Striscia assediata è uno stadio, l’esercito israeliano una squadra in trasferta impegnata nella partita decisiva con gli avversari di Hamas. E allora il mattatore Tal Friedman, nelle vesti di assatanato cronista stile “Tutta la guerra minuto per minuto”, non esita a interrompere per distribuire gli entusiastici aggiornamenti da Gaza. «Chiedo scusa regia, ma qui siamo a 500 per gli ospiti e quattro per la squadra di casa, il vantaggio è buono, ma ora bisogna aumentare il distacco», ripete nell’ultima puntata, 350 morti da oggi, l’irriverente Friedman. Un attimo dopo rieccolo. «Scusa regia, qui hanno appena messo a segno un colpo fantastico, dritto dritto su un’agenzia di moda, ora siamo a 501».
A scherzare con i morti palestinesi c’è poco da ridere - lamenta qualcuno - ma nel 2006, quando il nord languiva sotto i missili di Hezbollah, il “Paese Meraviglioso” non fu molto più indulgente. A quell’epoca Ariel Sharon, risvegliato dal coma dal fragore dei katyusha, si stropicciava gli occhi e sussurrava «Mio Dio quanti brutti sogni, sembrava tornata la guerra del Libano». Così oggi molti riconoscono al “Paese Meraviglioso” il merito di ricordare, come non fanno altri frettolosi organi d’informazione israeliani, il numero dei morti palestinesi. «Il nostro lavoro è mantenere equilibrio e raccontare al pubblico quello che non vuole sentire», sostiene Muli Segev, principale autore dello show. Così il ministro della Difesa, Ehud Barak, convoca una conferenza stampa per annunciare come ultima strategia vincente il «fuoco d’artiglieria alla cieca su Gaza». E quando la distruzione di un asilo anticipa drammaticamente la strage alla scuola dell’Onu di mercoledì scorso, spiega: «Mica potevamo sapere cosa fosse, non c’avevano manco messo una scritta in ebraico». A quel punto, come nel festival dell’Eurovisione, seguitissimo in Israele, la parola passa alle giurie incaricate di valutare lo sdegno delle opinioni pubbliche nazionali. Per quella italiana, il massimo dei morti accettabili è 600. Per quella tedesca, logorata dai sensi di colpa dell’Olocausto, il massimo arriva fino a 6000.
Il gran finale è nell’asilo di Gaza, trasformato in mercato di bimbi da un intraprendente capo di Hamas: «Venite, correte, abbiamo bimbi belli e vispi da usare come scudi umani... E se dovete colpire zone civili siete pregati di avvertirci con il dovuto anticipo...

Così, dopo aver posizionato i bimbi, ci portiamo pure le telecamere».

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