E gli hacker della guerra santa minacciano il sito del Vaticano

Più un «netstrike», ovvero una sorta di gigantesco sit-in informatico, che un attacco hacker vero e proprio. Gli esperti della Polizia delle comunicazioni non trascurano la minaccia al sito del Vaticano apparsa in uno dei forum frequentati da fiancheggiatori degli estremisti islamici, ma ne hanno ridimensionato la portata. Anche perché un vero attacco hacker non può non avere tra le sue caratteristiche l'imprevedibilità, ed è davvero singolare che qualcuno lo annunci con tale anticipo (l'appello è on line da diversi giorni). Quella arrivata via Internet, come risposta alle parole pronunciate da Benedetto XVI a Ratisbona, sarebbe insomma, secondo gli investigatori, una sorta di tam tam informatico, con l'obiettivo di dare visibilità all'attività di un determinato gruppo. Il modello, come detto, è quello del «netstrike», ben noto agli habitué della rete: in pratica la paralisi di un sito dovuto a migliaia di accessi contemporanei.

L'ora «x» dell’attacco annunciato era prevista per le 20 di ieri sera: la Polizia postale è stata sul chi vive, insieme alla sicurezza telematica vaticana, ma era opinione comune degli esperti che i «danni» - grazie anche ai dispositivi di protezione - sarebbero stati circoscritti e non avrebbero causato nemmeno la chiusura temporanea del portale. Previsione confermata dai fatti in quanto all’ora «x» il sito era perfettamente agibile.

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