E i commercianti stimano incassi per dieci milioni

Bar, ristoranti, boutique e abbigliamento: oggi saranno quasi quattromila i negozi aperti. La decisione del Comune di lasciare la libera scelta è stata accolta con entusiasmo dai commercianti, che non disdegnano un giorno di lavoro (e di incassi) in più. In base alle previsioni dell’Unione del commercio, saranno aperti quasi tutti i negozi delle isole pedonali, di via Torino e di corso Buenos Aires. Si lavorerà anche in corso XXII Marzo. Incassi previsti: almeno 10 milioni di euro. A sentire le previsioni della Camera di Commercio di Monza e Brianza, in tutta la provincia si arriverà a chiudere le casse registrando qualcosa come 30 milioni di euro, tra shopping, cene e pranzi al bar. «Sarebbe stato da pazzi non lavorare in una giornata così» commentano all’unisono i negozianti. Che non si lasciano intimorire dalle minacce dei centri sociali.
I commercianti lanciano un’idea, per evitare che anche l’anno prossimo si ripetano le polemiche avvelenate dei giorni scorsi. Insomma, chiedono di chiudere la questione Primo maggio una volta per tutte e non di decidere, anno per anno, il da farsi: se lavorare o no, se concedere deroghe o meno. «La legge regionale parla chiaro - sostiene Giorgio Montingelli, Unione del Commercio - e concede sette giorni di chiusura all’anno. Io suggerirei di salvare Natale e Pasqua, ma di permettere di lavorare in tutti gli altri giorni, primo maggio compreso. Del resto, si può celebrare una ricorrenza anche lavorando, soprattutto se appartiene al calendario laico e non è una festività religiosa». Insomma, Milano è a tutti gli effetti una città turistica ed è giusto che resti aperta nelle date cruciali. Sarebbe impensabile riempire la città di turisti, stranieri e quant’altro e lasciare bar e negozi del tutto chiusi. Prima o poi la capiranno anche i sindacalisti, che in teoria dovrebbero salvaguardare gli interessi di chi lavora. Eppure, anche nell’ultimo tavolo di confronto indetto dal Comune per trovare una mediazione, non ne hanno voluto sapere ed hanno ribadito la loro posizione chiedendo la chiusura dei negozi.

Sostengono che non sia una giornata di lavoro a risollevare le sorti del bilancio economico dell’anno. «Si sbagliano e dovrebbero saperlo bene» replicano i commercianti. «Giornata dopo giornata, costruiamo il nostro bilancio. Solo sfruttando queste occasioni ci possiamo risollevare dalla crisi».

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