E i detenuti minacciano gli assassini

nostro inviato da Parma

Gli articoli di questo codice nessuno li ha mai scritti, ma sono rigidissimi e insindacabili. Al primo comma: i bambini non si toccano. È la legge interna del carcere, dove si possono portare tante colpe, ma non questa. Se ne sono resi subito conto gli assassini di Tommy, l'altra notte. Un semplice assaggio di quel che li aspetta, oltre al conto dello Stato supremo. Il testimone che racconta l'arrivo dei due manovali infanticidi al carcere di Parma, nel cuore della notte, subito dopo le confessioni e i sopralluoghi con gli inquirenti, è uno dei cappellani, padre Celso. «S’è creata subito tanta agitazione. I detenuti hanno capito dalle sirene che stavano arrivando gli assassini di Tommy...».
Padre Celso è ancora incredulo. «Io sono abituato alla vita nelle carceri. Ma una cosa così non l'avevo mai vista. All'improvviso dalle celle sono partite le prime urla, quindi è stato un crescendo di invettive e di clamori». Che cosa urlavano, i carcerati? «Urlavano che questa gente non doveva entrare nel loro carcere. Non li vogliamo, non li vogliamo. Sono andati avanti un'ora, si sentivano da lontano...». E minacce, ne sono volate? Padre Celso abbassa gli occhi, lo dice a malincuore, ma lo dice: «Sì, hanno promesso vendetta. Li hanno accolti a maleparole. Purtroppo». Padre, la rabbia è forte. «Sì, però l'unica strada possibile è ricominciare». Ma corrono rischi seri, gli assassini di Tommy? «Nel carcere di Parma sono garantiti. Spero che prevalga il buonsenso».
Ci parlerà, con i due? «Certo, andrò a trovarli. Parlerò solo di redenzione, dirò loro che tutti hanno una possibilità per rinascere. Nel tempo, è possibile riabilitarsi e ricostruire una vita nuova». Padre Celso confessa che criminali di questo genere non ne aveva mai conosciuti. Infierire su un bambino di diciotto mesi, una cosa impossibile da sopportare. Per questo, spiega, i detenuti di Parma «sono molto emozionati e commossi». Tanti di loro, aggiunge, «sono padri di famiglia». Dopo aver sperato a lungo nel rilascio, «adesso si stanno già organizzando per fare qualcosa».
Secondo Padre Celso, la morte di Tommy è servita almeno a questo: a smuovere del bene. «Stanno facendo collette per pagare una corona da inviare al funerale. Ma la cosa più bella, voglio dirlo, è la messa della domenica mattina.

Placata la rabbia della notte, abbiamo partecipato ad una cerimonia raccolta. Carica di dolore. I detenuti sono riusciti a pregare con intensità e commozione per Giuseppe, il figlio dell'assassino. Non dimentichiamolo: sulle sue spalle, porterà tutto il peso di questo delitto...».

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