Perché i giovani non vanno più pazzi per l'auto?
Prendete un manifesto pubblicitario per il lancio della 500 e della 600, quelle degli anni del boom, i favolosi Sessanta. Bene, controllate la fotografia: lui è brillantinato e con lo sguardo furbettino, sta per smontare dall'utilitaria che ha la portiera, controvento, già aperta.
Lei sta sul prato, appena accomodata con una coperta scozzese di presso, dicesi plaid.
Nessuno pensi a un pic nic fuori porta, trattavasi di invito alla camporella, situazione classica per fare all'amore o, comunque, provarci.
L'automobile a questo serviva, fuga per la (...)
(...) passione, verdi campi disponibili, nessun pericolo di agguati se non delle zanzare e, al massimo, di qualche guardone miserabile.
E oggi? Perché mai un ragazzo dovrebbe salire in macchina, cioè in auto, per andare a cento all'ora a trovare la bimba sua, come cantava Gianni Morandi? Tanto l'approccio e l'acchiappo sono già avvenuti, senza preamboli e spese di carburante. Dunque la meglio gioventù contemporanea si è allontanata dall'oggetto mobile perché ritenuto esoso e anche rischioso. La camporella? Ma siamo matti! Il plaid scozzese? Lasciamo perdere. E dire che ci sarebbero anche tutti i comfort che un tempo nemmeno si immaginavano: sedili ribaltabili, manopola del cambio meno rischiosa per alcune posture, vetri oscurati, chiusura blindata. Niente, si evita l'uscita agreste, si resta o si va in casa, si circola dovunque ma non in automobile.
Tutto qui? Beh, c'è dell'altro e riguarda il portafoglio. Perché non c'è niente, ma davvero nessuna altra cosa nel nostro bel Paese, che sia più tartassato dell'automobile. Vado con l'elenco: spese di avvio, lezione di guida, patente. Seguono acquisto della vettura, immatricolazione, tassa di possesso, assicurazione, eventuali optional. Procedo: pieno di carburante, roba da manovra finanziaria. Andiamo avanti: parcheggio, area C, pedaggio autostradale. Mi fermo, tiro una linea, faccio un totale: meglio chiedere un passaggio a un amico, quello che ha il grano oppure ha ricevuto in dono l'auto dal padre generoso, dunque se lo può permettere. Si va in gruppo, la sera, a scuola, invece spunta il motorino o vespa, spese minime, possibilità illimitate di sosta e parcheggio, disponibilità a ospitare un altro passeggero, varie ed eventuali. L'automobile? Sta bloccata nel traffico, costa una cifra come da elenco di cui sopra, abbisogna di cura specifica, lavaggio e affinità varie, insomma è scomoda, sì scomoda aggettivo ossimoro rispetto al comfort del «chiuso», delle tre o quattro porte, della possibilità di viaggio anche in caso di intemperie, a differenza delle due ruote. Ma tutto questo già accadeva in passato, senza tormenti.
Oggi non se ne può più, la generazione sbarbata fa due conti, resta al domicilio non coatto ma voluto, mammona e bambocciona, riceve anche la paghetta, sgomma sulla vettura di famiglia ma non perde più la testa per arrivare alla patente al primo giorno permesso dai codici. Troppi quiz, pericolo di sbagliare nelle risposte elementari, figura da fessi.
Bei tempi quelli della doppietta (vedi alla voce 500 e cambio in corsa), bei tempi quelli dei manifesti Fiat con femmina e maschio pronti all'abbraccio. L'unica voce femminile accettata in viaggio è quella del navigatore satellitare. Boh.
Non ci sono più i ragazzi di una volta, vietata la «seconda mano», non fa fine, non può essere declamata in pubblico, oggi la crisi del settore ha mille e una spiegazione, mettiamoci anche questa e che nessuno faccia finta di non saperlo.
di Tony Damascelli