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E i partiti iracheni già guardano alle elezioni del 15 dicembre

Si sciolgono movimenti, si formano altre alleanze e si rinnovano patti. Chalabi e Al Sadr tornano protagonisti tra le file sciite

Fausto Biloslavo

Il vivace mondo politico del nuovo Irak sta già guardando oltre il referendum costituzionale, verso la ghiotta elezione parlamentare del 15 dicembre. L’assemblea eletta lo scorso gennaio ha eseguito il suo compito scrivendo la Costituzione e il governo attuale sta scricchiolando. In vista del nuovo appuntamento con le urne di fine anno si stanno sfaldando alleanze, creando nuovi partiti e rinsaldando vecchi patti.
Questa volta i sunniti non boicotteranno il voto e sono più che decisi a entrare nel nuovo Parlamento, con l’obiettivo di cambiare la Costituzione come previsto dal patto firmato con curdi e sciiti pochi giorni prima del referendum. L’obiettivo è un listone unico con tutti dentro o quasi, compresi i filoguerriglieri del Consiglio degli ulema e il movimento Al Awda (il ritorno) formato dagli ex di Saddam. Fra i sunniti la formazione in ascesa è la Conferenza del popolo iracheno, guidata da Adnan al Dulaymi, il quale ha incassato l’appoggio di diversi capi tribù. Al Dulaymi ha già cominciato a tessere alleanze, in vista del voto parlamentare, con altri leader sunniti, come Saleh Al Mutlaq, che ha sposato una sciita e sogna la presidenza del prossimo governo.
Nel campo sciita, la grande novità, che verrà ufficialmente annunciata dopo il referendum, sono le manovre di Ahmed Chalabi, vicepremier, bancarottiere, ex pupillo del Pentagono e feroce nemico di Saddam. Chalabi ha già fatto trapelare che uscirà dal listone sciita, che ha vinto le elezioni di gennaio, per formare una nuova alleanza politica. Il suo alleato segreto è Adel Abdul Mahdi, attuale vicepresidente ed ex ministro delle Finanze nel precedente governo Allawi. Abdul Mahdi, figura di spicco dello Sciri, uno dei partiti cardine dell’alleanza sciita, sta preparando una scissione per fondare il nuovo movimento Al Adala, «La giustizia». Assieme al Congresso nazionale iracheno di Chalabi e altre forze liberali e laiche punta a diventare ago della bilancia del futuro Parlamento. Chalabi non nasconde la sua ambizione alla carica di premier.
Lo Sciri di Al Hakim sta correndo ai ripari rafforzando i rapporti con alcuni potenti capi tribù sciiti e con il suo ex braccio armato, l’organizzazione Bader, i cui uomini dovrebbero candidarsi alle politiche. L’altro pilastro dell’alleanza sciita, il partito Dawa del primo ministro Ibrahim Jaafari, punta invece a un’alleanza con partiti islamici moderati e con la minoranza turcomanna per non uscirne con le ossa rotte.
L’attuale opposizione sciita, rappresentata soprattutto dal partito dell’ex premier Iyad Allawi, ha già pronto un megacongresso da indire dopo il referendum, per stringere nuove alleanze. Il cartello elettorale, in nome della «riconciliazione nazionale», prevede la partecipazione dei sunniti moderati, come Adnan Pachaci, ex baathisti e religiosi non integralisti. Una specie di fronte laico all’irachena.
La scheggia impazzita della futura competizione elettorale sarà il movimento estremista sciita di Moqtada al Sadr, il piccolo Khomeini iracheno. Il giovane Moqtada vuole rosicchiare voti nel campo sciita. Si parla di una possibile alleanza fra estremisti con il partito di Allah di Karim al Muhammedaui e il movimento Al Fadallah, entrambi influenzati dagli Hezbollah libanesi vicini a Teheran.
Gli unici a non agitarsi troppo sono i curdi. L’accordo fra i due grandi leader Jalal Talabani e Mustafà Barzani resterà in piedi.

Con i curdi sarebbe più che disponibile ad allearsi la sinistra irachena, compreso il partito comunista, in un caotico cartello progressista simile al centrosinistra italiano.

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