E i trent'anni di Cersaie coinvolgeranno tutta la città

Trent'anni di tutto esaurito per Cersaie, fiera leader mondiale delle piastrelle e della ceramica che si svolgerà a Bologna dal 25 al 29 settembre. Per il trentennale gli oltre 100mila visitatori, attesi da tutto il mondo, troveranno - oltre a una manifestazione unica per la sua completezza, in cui il Made in Italy la fa da padrone, e una città invasa da una serie di eventi - dalle installazioni di ceramiche artistiche disseminate nel centro storico a spettacoli e numeri musicali realizzati in collaborazione con BolognaFiere e con l'assessorato alla Cultura e al marketing territoriale del Comune. Ne parliamo con Franco Manfredini, storico presidente di Assindustria Ceramica, organizzatrice dell'evento.
Cersaie compie trent'anni con una serie di iniziative che invaderanno la città di Bologna che da sempre vi ospita, solo per celebrare o è un nuovo modo di fare fiera?
«Partendo dall'occasione del trentesimo abbiamo voluto introdurre un'innovazione e un arricchimento del concetto stesso di fiera, perché non costituisca per la città che la ospita solo un periodo di disturbo, ma un modo di vivere la manifestazione in osmosi, come già altre fiere fanno. Ecco che la fiera diventa un fatto economico culturale e relazionale per la città, ma anche per gli ospiti, che dopo aver visitato gli stand, possono visitare una città che parla al loro settore. Il concetto di “dopofiera” calza a pennello a una città come Bologna, ospitale e vicinissima al quartiere fieristico, e a una manifestazione come Cersaie che attira visitatori da ogni parte del mondo».
Otre al dopo fiera quali sono le altre novità dell'edizione 2012?
«Quelle presentate dagli espositori, soprattutto italiani, che ogni anno riservano le innovazioni tecnologiche e di prodotto più importanti. Testimonial di quest'anno sarà l'archistar portoghese Souto De Moura. A parte il programma di collegamento con l'architettura, lanceremo, per la prima volta, un concorso internazionale per “posatori” (coloro che installano le piastrelle). Sarà il corollario di una serie di corsi di formazione che abbiamo organizzato in tutt'Italia per supplire a un deficit del nostro Paese. Un valore simbolico, ma anche pratico, perché richiama l'attenzione su un mestiere che continua a richiedere manodopera e che consente anche soddisfazioni economiche. Un'altra novità, sicuramente, è la presenza di qualche cinese in più tra gli stand... ma non sono più un problema dopo che l'Ue ha accolto il nostro appello, controbilanciando, con misure antidumping, l'aggressività dei produttori locali che sfociava nella concorrenza sleale. Se possiamo combattere ad armi pari i cinesi non ci fanno più paura».
Il Made in Italy dà lezioni di stile con le piastrelle, ma il business come va?
«Riflette la situazione internazionale, soffre in Europa e nel Nord America, ma in quei mercati in cui ci sono segnali di ripresa li intercetta prontamente. Le novità che vedremo in fiera sono l'espressione dell'industria italiana che, da sempre, vanta la leadership mondiale delle esportazioni, dividendo il podio con gioielleria e rubinetteria. Enfatizzando un marchio “Ceramics of Italy" che è surrogato di una mancanza di una denominazione di origine per questi prodotti in Europa, stiamo riuscendo a mantenere le posizioni nell'export».
È più importante fare tante fiere all'estero o fare un'unica grande fiera in Italia?
«Noi siamo “la” fiera internazionale del trade di piastrelle e arredo bagno, grazie soprattutto alla forza del distretto produttivo di Sassuolo. Con la Fiera di Bologna sponsorizziamo altre fiere, e altre ne facciamo in America e Russia, ma quelle sono fiere locali.

Il punto di riferimento internazionale, per quanto riguarda l'innovazione, rimane Bologna perché il futuro del settore parte dall'Italia, dal nostro distretto. Lo sforzo di concentrare innovazione paga, nonostante la crisi già cinque mesi prima della manifestazione la vendita degli spazi ha registrato il tutto esaurito».

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