da Milano
Il matrimonio tra cattolici e non cristiani, e in particolare i musulmani, è a «rischio», specialmente se la donna è cristiana e luomo islamico: possono sorgere problemi sui diritti della donna e sulla educazione, anche religiosa, dei figli; il ripudio, previsto e regolato dal Corano, è un atto unilaterale del marito; e che dire della poligamia? Per questo il Vaticano invita a «preparare accuratamente la coppia» alla consapevolezza del passo che sta per compiere, e delle implicazioni collegate alleducazione dei figli. «Analisi e consigli restano attuali e validissimi», ha affermato monsignor Agostino Marchetto, ricordando quanto affermato nell«Erga migrantes caritas Christi», pubblicato nel 2004 dal Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti, di cui il Marchetto è segretario. Radio Vaticana ritiene le unioni di questo tipo «una realtà complessa da affrontare da parte degli sposi con preparazione». In Italia i matrimoni misti sono stati 8.600 nel '92, 10.914 nel '97 e oltre 19mila nel 2005 e la prudenza in queste nozze è affermata anche dalla Chiesa, da quando con limmigrazione il fenomeno si presenta con consistenza.
«Mettere in guardia i futuri sposi su queste unioni non è un male» ha fatto eco monsignor Lino Belotti, vescovo ausiliare di Bergamo e presidente della Commissione Cei per le migrazioni, riaprendo nei giorni scorsi il dibattito sull'argomento. «Le due culture - ha detto - sono profondamente diverse; ci vuole prudenza: i musulmani hanno un diverso intendimento del rapporto tra marito e moglie, dei diritti della donna e della educazione dei figli, allora perché noi sacerdoti non dovremmo mettere in guardia chi vuole formare una famiglia mista?».
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