E i vip del partito si scoprono decisivi

da Washington

Nel testa a testa tra Barack Obama e Hillary Clinton l’ultima parola potrebbe spettare ai maggiorenti del partito democratico. La loro partecipazione alla convention che formalizza la scelta del candidato è di solito poco più che una passerella. Quest’anno le cose potrebbero andare diversamente.
All’appuntamento di agosto a Denver si presenteranno oltre ai delegati eletti nelle primarie i cosiddetti superdelegati, che rappresentano l’establishment del partito: ne fanno parte tutti i membri democratici del Congresso e del Comitato nazionale, ma anche governatori, ex presidenti, vicepresidenti e alti papaveri di Camera e Senato. Una parata di vip i cui interventi in genere galvanizzano la platea senza spostare l’ago della bilancia. Se però Obama e la Clinton si presentassero con un numero quasi uguale di delegati eletti, sarebbe di fatto la nomenklatura a scegliere il candidato.
Non senza problemi: centinaia di persone scelte dalla base non intenderebbero farsi scavalcare dall’apparato di partito e perciò è probabile che i delegati chiedano ai superdelegati di adeguarsi alla scelta della maggioranza.

Ulteriore complicazione: se la bilancia pendesse a favore di Obama, la Clinton potrebbe chiedere di contare anche i delegati di Michigan e Florida, dove si è imposta senza avversari, Stati esclusi dalla convention per aver anticipato la data del voto.

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