Qui l’inverno arriva tardi. Le ombre che vedi arrivare da lontano sembrano cloni di un videoclip di Mtv. C’è una ragazza in bikini, jeans stretti, occhiali da sole e tacchi a spillo. Se fosse vera sarebbe stupenda. Ma è solo un «avatar», un algoritmo di pixel, l’immagine virtuale di qualcuno che vive in un altro mondo. Sei qui da pochi minuti e ti vedi perso. Non capisci dove andare. Ti arrivano messaggi in tutte le lingue del mondo. E queste ombre che si avvicinano, quasi inquietanti. Questa terra è Second Life e non è facile da spiegare. Ti porti dietro ancora i ricordi del mondo reale. Hai acceso il computer. Ti sei iscritto. Hai scelto il nome e immagine.
Il quartiere italiano si chiama Parioli. Ti raccontano che il «sindaco» si chiama Bruno Echegaray. Ma non riesci a incontrarlo. Ti senti perso. Arriva in soccorso una ragazza con i capelli neri a caschetto, i pantaloni a vita bassa, i polpacci scoperti e le Nike ai piedi. Si chiama Beatrix: «Stai cercando di capire dove sei?». Più o meno. «Cosa sai di Second Life?». È un gioco. «Sbagliato. È una seconda vita. Ti è mai capitato da bambino di sognare cosa c’è dietro lo specchio? Ecco, adesso ci sei. Questo è l’altro mondo, dove puoi ripartire senza tabù, senza vincoli, senza passato. Puoi scegliere di essere uomo o donna, o qualcosa di ibrido. Qui puoi vivere, uccidere, fare soldi, cercare sesso o amore, sposarti, vincere le elezioni». Beatrix credi ci sia un’altra vita oltre Second Life? «Sono atea», dice. E sembra seria.
Questa terra all’inizio era solo un deserto, un continente su internet creato dalla Linden Lab. La terra era loro e hanno cominciato ad affittarla. I dipendenti dell’azienda, chiamati Lindens, sono una sorta di aristocrazia illuminata che detiene il monopolio della superficie. Ma si occupano solo della gestione tecnica. Il resto è lasciato alla libera iniziativa degli abitanti. La moneta unica è il Linden Dollar. «Vuoi sapere dove trovarli? Cerca un lavoro e fatti pagare». È vero. È il primo consiglio che mi ha dato il collega che lavora in redazione a Roma. Qui, ai Parioli, lo conoscono come Cassio Llewelyn. «Se scegli di essere donna segui il mestiere più antico del mondo. Anche qui se fai la prostituta guadagni molto. E di solito nessuno ti guarda male. Diciamo che qui è normale». Quando racconto questo a Beatrix mi guarda con disgusto. «Il tuo amico non ha capito nulla. Questo mondo sta diventando identico a quello vero. Si può fare il grafico, che qui è la professione più ricercata o aprire un negozio. Io per esempio vendo vestiti disegnati da me e guadagno circa mille Linden netti alla settimana. C’è chi fa affari nel settore immobiliare, vende e acquista terreni». La merce non ha alcuna utilità. Serve solo a marcare la propria identità e a comunicare. I Linden dollar sono convertibili in dollari americani. Il cambio è 267,2 a 1. La borsa si trova su eBay. Soldi virtuali in cambio di dollari veri. Sembra tutto assurdo. Ma ci sono giocatori che non hanno tempo o voglia di passare le notti a guardare il proprio avatar lavorare in miniera o fare il commesso. Preferiscono comprare denaro virtuale già guadagnato da altri giocatori. Beatrix ti porta in un bar molto affollato e indica dei tipi inebetiti davanti a una slot machine. «Guardali, quelli vanno in cerca di fortuna». Da qualche parte invece hai letto la storia di una donna che vendendo terreni su Second Life ha incassato, dopo lo scambio su eBay, un milione di dollari veri. Si chiama Ailin Graef. Dice: «Il primo terreno mi è costato solo dieci dollari». Veri.
Ci sono strani esseri che camminano in branco. Hanno volti e corpi da bestia. Sono i furries, una sottocultura di avatar zoomorfi con code e gesti animaleschi. «Come ogni minoranza - dice Beatrix - hanno i loro luoghi di ritrovo e si lamentano di essere discriminati». C’è una fazione xenofoba che li odia. Molta gente va in giro in auto, ma è solo un vezzo. Su questo continente l’uomo ha imparato a volare. Per spostarsi da un posto all’altro basta un clic. «Di solito ci si riunisce per affinità. Quelli che hanno interessi in comune si incontrano nelle agorà, come vecchi filosofi. Ma è anche pieno di locali, club, discoteche, spiagge musei. Ci sono artisti che espongono le loro opere». È il minimo. Su Second Life, un mondo nato nel 2003, sono arrivati prima i grandi marchi: Nike, Adidas, Ibm, Nissan, Microsoft. Hanno aperto sedi e negozi. Poi gli artisti, storico il concerto dei Duran Duran, ma qui ha cantato anche Peter Gabriel, con migliaia e migliaia di persone in piedi, nello stadio, ad ascoltare. Terza la stampa, con l’agenzia Reuters. E un giornalista che racconta tutto. Un giorno sono arrivati anche i politici. Ségolène Royal ha inaugurato la sede elettorale qualche settimana fa. Le Pen l’ha anticipata e sono cominciati i problemi. Un gruppo di pacifisti ha assalito con bombe e scimitarre i locali del Front National. Grida, urla: «Qui i nazisti non ce li vogliamo». La tolleranza non ha mai una seconda vita. L’uomo sandwich di Sarkozy, racconta il collega Orko, è stato preso a schiaffi e pugni dai militanti di Segò. «Ho provato a difenderlo, ma erano troppi», giura lui. Ultima è arrivata la diplomazia. Il governo svedese ha aperto un’ambasciata e qualcuno già maligna: «Stanno arrivando i mobili Ikea».
Beatrix ti vede stanco. «Non faremo l’amore ragazzo». Peccato. Poi pensi che magari è un uomo. Lei sorride: «È importante?». Sì. «Non hai capito nulla. Non conta quello che eri, ma quello che sei. Ora, qui». Può darsi, ma c’è qualcosa che ti turba. «Cosa c’è?». In principio era il verbo. «Scusa? Ma che dici?».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.