E Knopfler si dà al country con la voce della Harris

Il cd «All the Roadrunning», sarà presentato in concerto il 3 giugno all’Arena di Verona

Antonio Lodetti

Mark Knopfler, titolare del brevetto rock dei Dire Straits, ha sempre guardato con interesse alla musica popolare americana. Lui, il «geordie» (come vengono chiamati scozzesi e inglesi del nord), ama riscoprire le radici country. Qualche esempio? L’album Neck & Neck col leggendario chitarrista Chet Atkins; il supergruppo Notting Hillbillies; cd come Sailing To Philadelphia ispirato dal romanzo di Thomas Pynchon Nason & Dixon, storia dei due esploratori che tracciarono la linea destinata a dividere gli stati del Nord da quelli del Sud.
E ora l’incontro con Emmylou Harris, incontrastata regina del country d’autore la cui voce, in grado di aggirare melodicamente ogni ostacolo, ha conquistato 11 Grammy (l’ultimo quest’anno come miglior voce country) ed ha impreziosito le ballate di Bob Dylan, Gram Parsons e di altri mille eroi del rock. Mark e Emmylou incidono il loro primo album insieme; esce oggi e s’intitola All the Roadrunning, un pugno di splendidi bozzetti fatti di ritmo ed intimismo, di introspezione ed autoironia, di impegno e qualità con un occhio attento al lato commerciale dell’operazione. This Is Up infatti è un pezzo decisamente pop, pronto a conquistare il mercato radiofonico, e racconta una storia d’amore post 11 settembre. «Dopo quella data - ha detto Knopfler - ho voluto celebrare la vita di persone comuni e dei loro sentimenti, cantando la natura straordinaria di tante vite ordinarie». Così, negli stessi giorni, Mark ha scritto la tenera If This Is Goodbye, ispirata da un articolo dello scrittore Ian MacEwan sulle ultime chiamate dai cellulari delle vittime di quel terribile giorno. «È un brano emozionante, mentre lo incidevamo ho rischiato di piangere», commenta la Harris. I brani dell’album sono stati scritti in momenti diversi nell’arco di sette anni. «La voce di Emmylou rappresenta l’esperienza femminile universale. Ci siamo conosciuti allo show televisivo di Chet Atkins, ma siamo sempre impegnatissimi con le nostre carriere soliste. Così ci siamo incontrati ora qui ora lì, registrando due brani per volta a distanza di molto tempo gli uni dagli altri. Questi due li ho scritti mentre lavoravo a Sailing to Philadelphia».
I numi tutelari di questo lavoro sono Johnny Cash e June Carter, e in subordine i Louvin Brothers o Ian e Sylvia, ma non si può parlare di un vero progetto country. L’unico pezzo in puro stile country è Love and Happines (una delle due ballate scritte da Emmylou) seguito dall’indiavolata Red Staggerwing («se fossi una chitarra Fender rossa potresti suonarmi finché non ti sanguinano le dita/ se fossi una Gibson del 58 o del 59 potresti attaccare la spina e suonarmi ogni volta che vuoi») che profuma anche di folk celtico. La coppia duetta magnificamente, cantando in armonia, passando dal lento chiaroscuro di I Dug Up a Diamond all’impetuoso pop rock di Right Now, dalla ballata iterativa Belle Star (ispirata a Jesse James e alla sua bella e definita dall’autrice «una filastrocca di corteggiamento combattivo») alla meditativa Beachbombing, quasi una premonizione dell’uragano Katrina.

Un disco vario ma di grande compattezza stilistica - già pronto per intascare un tot di Grammy - condotto magistralmente dalla chitarra di Knopfler, discreta ma presente come non mai, e da due voci che fanno del contrasto un naturale talento per proporre materiale nuovo in chiave tradizionale ma non troppo. Suoni d’autore senza confini, che il pubblico italiano potrà assaporare dal vivo il 3 giugno, in un unico concerto all’Arena di Verona.

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