«Bossi-Bossi-Bossi». L’invocazione del gruppo della Lega Nord della Camera al leader è la giusta sintesi di una giornata storica per il Carroccio. Ieri Montecitorio ha approvato la risoluzione di maggioranza sul decreto attuativo del federalismo municipale che è diventato legge. I 314 voti a favore (291 i noe2le astensioni) non preoccupano un «tranquillissimo» Berlusconi, che ha sfoggiato la pochette verde leghista dopo aver votato. «Sapevamo che ci sono persone in missione e due malati, quindi siamo a 320», ha spiegato. La sottolineatura non è superflua giacché la giornata alla Camera è stata caratterizzata da movimenti, sotterranei e non, soprattutto nell’opposizione. In primo luogo l’Mpa di Raffaele Lombardo aveva inizialmente annunciato l’astensione per evitare ulteriori scollamenti nella pattuglia (con i deputati Commercio e Latteri indicati in uscita dai rumor del Transatlantico).
Alla fine il movimento autonomista ha optato per la non partecipazione al voto.
Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, invece, ha tentato l’ennesima sortita per scollare la Lega dalla maggioranza. «Vi garantiamo che il processo federalista va avanti anche in diverse condizioni politiche », ha affermato cercando nuove sponde per un ribaltone. E al tempo stesso apostrofando i leghisti: «Se volete reggere il moccolo al miliardario, se volete mettere il Carroccio al servizio dell’imperatore, non trovate scuse».
Anche questa intemerata è farsescamente fallita. «Non precludo mai niente ma la sinistra si è rovinata la faccia davanti alla gente», gli ha replicato il Senatùr sottolineando che «per adesso l’asse con Berlusconi tiene, ci ha dato 12 voti in Bicamerale».
L’approvazione del federalismo municipale, infatti, afferma un nuovo principio guida: si sposta, a partire dal 2014, dallo Stato ai Comuni il 30% del gettito di alcuni tributi tra i quali l’Irpef sui redditi fondiari non agrari (rendite immobiliari)e l’imposta di registro sui canoni di locazione.
Ai Comuni sarà inoltre assicurata una compartecipazione al gettito Iva locale in misura non superiore al 2% dell’Irpef. Le entrate devolute si attestano a circa 15 miliardi di euro, ma il gettito resterà sostanzialmente invariato e i cittadini non pagheranno di più. Nella fase transitoria, inoltre, sarà attivo un Fondo di riequilibrio per limitare gli eventuali disagi per i Comuni più piccoli.
La novità sostanziale è rappresentata dalla cedolare secca sugli affitti che, previa opzione da parte del contribuente, sostituirà l’Irpef sulle locazioni e la relativa addizionale regionale e comunale. L’aliquota della cedolare viene fissata al 21% per i contratti a canone libero ed al 19% per quelli a canone concordato. Saranno inoltre abbassate le aliquote di tassazione delle transazioni immobiliari: al 2% nel caso di prima casa di abitazione e al 9% negli altri casi.
Dal 2014 in poi al posto dell’Ici per immobili diversi dall’abitazione entrerà in vigore l’imposta municipale propria (Imu), fissata al 7,6 per mille. Oltre al rafforzamento del ruolo degli enti locali nella lotta all’evasione è prevista pure la possibilità di applicare un’imposta di soggiorno (fino a 5 euro per notte) e un’imposta di scopo per finanziare opere pubbliche.
«Ora arriva la parte più difficile: il federalismo regionale e provinciale», ha chiosato Bossi che guarda già al prossimo obiettivo. Intanto, il ministro per la Semplificazione Calderoli, al termine di un incontro con la delegazione del Pid (il partito di del «responsabile » Saverio Romano), ha preannunciato che nella riunione dell’esecutivo oggi proporrà una proroga di quattro mesi per l’attuazione del federalismo.
L’obiettivo è quello di evitare nuovi ricorsi alla fiducia riequilibrando la Bicamerale per il federalismo a favore della maggioranza dopo la costituzione dei nuovi gruppi «responsabili» e la scomparsa di Fli al Senato.
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