E in Liguria è scontro per il titanio nel parco

È tra i maggiori giacimenti europei di titanio, uno dei «minerali critici» considerati decisivi per le tecnologie del futuro. Ed è in Italia

E in Liguria è scontro per il titanio nel parco

È tra i maggiori giacimenti europei di titanio, uno dei «minerali critici» considerati decisivi per le tecnologie del futuro. Ed è in Italia. Peccato sia a una dozzina di chilometri dalla riviera ligure di Ponente, appena a nord di Varazze e Cogoleto, al limitare del parco naturale del Beigua, una spettacolare terrazza verde in cui (vedi anche le foto sopra, ndr) si mescolano mare, montagna e viste spettacolari che arrivano fino alla riviera di Levante.

Così, ancora prima che sia stata spostata una pietra, sul possibile futuro del titanio tricolore si sta consumando una battaglia di carte bollate. La Cet, Compagnia europea per il titanio, che a dispetto del nome è italianissima, aveva chiesto un permesso di ricerca con la possibilità di prelevare campioni superficiali. Gli enti locali, Regione compresa, l'hanno negata e il Tar ha dato loro ragione. La Cet è tornata alla carica per poter esaminare la zona senza carotaggi e prelevamento di campioni. A quel punto, nello scorso febbraio, la Regione ha detto di sì. Ma i comuni della zona e il parco non ci stanno e si sono rivolti di nuovo al Tar, con un procedimento che verrà discusso nel prossimo gennaio. Pericoli immediati non ce ne sono, dicono gli interessati, ma perché mai la Cet vorrà esaminare il terreno, anche senza toccare nulla, se non per ottenere in futuro una concessione mineraria?

Quanto all'idea di avere in casa una miniera a cielo aperto nella zona la considerano poco meno di una catastrofe. Daniele Buschiazzo, sindaco di Sassello, il maggioro centro dell'area, è anche presidente del Parco: «Prenda il mio comune: siamo in 1.700 e nella stagione turistica diventiamo dieci volte tanto. Abbiamo messo in piedi un circolo virtuoso di sviluppo sostenibile che sta dando i primi frutti anche dal punto di vista demografico, visto che da un paio d'anni gli abitanti sono in crescita. Vedere avviata in zona un'attività estrattiva vorrebbe dire azzerare tutto».

Sull'altro piatto della bilancia il valore del giacimento di titanio, molto apprezzato come componente di leghe metalliche, per le sue proprietà di resistenza simili a quella dell'acciaio ma con un peso che è quasi della metà. A Piampaludo (così si chiama la zona dove potrebbe sorgere la miniera) si presenta sotto forma di rutilo, ovvero di biossido di titanio, e varrebbe qualche centinaio di milioni di euro, che potrebbero garantire alle autorità locali un bel flusso di soldi in royalties.

L'argomento finanziario non fa però breccia tra gli abitanti, almeno secondo il sindaco Buschiazzo. «Uno dei pilastri dell'economia locale è l'industria dolciaria: cinque aziende che producono i famosi amaretti di Sassello e complessivamente danno impiego a 200 persone In quasi tutte le famiglie c'è qualcuno che lavora nel settore. E quest'ultimo secondo lei non avrebbe un danno se la nostra zona diventasse mineraria?». Le ricadute potrebbero essere di immagine, ma anche, molto praticamente, di inquinamento. «Il titanio si trova in complessi di rocce in cui si trovano anche quantità rilevanti di amianto», prosegue Buschiazzo.

«E tenga conto che dalla nostra zona forniamo acqua anche al Piemonte, fino a Ovada. Si correrebbero rischi non da poco». Anche per questo l'idea di scavare nelle montagne della zona ha suscitato subito proteste: una petizione contro ogni tipo di concessione ha raccolto subito 30mila firme.

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