E-mail e veleni per un finale al vetriolo

In cauda venenum, dicevano i latini. A poche ore dal voto si infittiscono le polemiche sui fatti della Storta. L’ufficio stampa di Rosi Bindi ha annunciato un’inchiesta per capire chi ha usato l’e-mail della portavoce del ministro della Famiglia per propagare fantasiosi complotti politici. Ma per il senatore del Pdl Andrea Augello «bisogna fare chiarezza», perché «non si può supporre ma neppure escludere che di notte qualcuno dal ministero abbia spedito quelle e-mail». Ieri è stato sentito per tre ore in Procura Massimiliano Crepas, uno dei due soccorritori della ragazza del Lesotho aggredita, accoltellata e stuprata nei pressi della stazione ferroviaria. Il giorno prima era toccato all’altro salvatore, Bruno Musci. La prossima settimana i magistrati ascolteranno la ragazza ed effettueranno un sopralluogo. Tutto in sintonia con quanto fa la magistratura in casi efferati come quello della Storta. Ma certa stampa ha continuato lo stesso a pescare nel torbido. Ieri bastava guardare titoli, sottotitoli, foto e occhielli di noti giornali. Come mai una candidata della Rosa Bianca è ricoverata nella stessa stanza della vittima? E perché il magistrato ha secretato le deposizioni? C’è chi ha messo a fuoco il passato di Musci fin da quando andava a scuola. Una romena, testimone dell’ultima ora, ha gettato altra benzina sul fuoco: «Rus (l’aggressore, ndr) avrebbe fatto qualsiasi cosa per soldi». E giù nuovi titoli velenosi. Una mistura che, alla vigilia del voto, rischia di gettare sconcerto nell’opinione pubblica. Per il senatore della Rosa Bianca Mario Baccini «certa stampa non sta dando dei fatti una corretta informazione. Pubblicare la faccia di uno dei soccorritori, parlando di inchiesta, insinua nei lettori il dubbio che dietro ci sia effettivamente qualcosa da nascondere. È inaccettabile». Il senatore del Pdl Cesare Cursi sottolinea che «con queste insinuazioni si cerca di strumentalizzare un fatto drammatico. Napolitano, Berlusconi, Veltroni, hanno tutti detto con chiarezza che con la politica dei sospetti non si va lontano. Per altri vale evidentemente il contrario». «È strano che mentre il tentativo di inventare trame intorno allo stupro della Storta trova sostegno in qualificati organi di informazione, al contrario i più prudenti sono proprio gli investigatori», afferma Maurizio Gasparri, senatore del Pdl. «Serve più rigore da parte della stampa, alimentare versioni fantasiose non giova alla credibilità di nessuno», concorda Daniele Capezzone, direttore dell’agenzia Il Velino.
Ma il vento della calunnia a qualcuno giova. Ieri il capoufficio stampa del ministro Bindi ha annunciato un’inchiesta: «I messaggi, in ogni caso, non possono essere partiti dai nostri uffici che a quell’ora sono chiusi». Replica Augello: «Se il ministero della Famiglia apre un’inchiesta, è segno che qualcuno da quell’indirizzo ha davvero spedito ai cittadini propaganda spazzatura.

In ogni caso il mittente dell’e-mail corrisponde all’indirizzo del portavoce della Bindi. È insopportabile l’idea che un dicastero venga utilizzato come ripetitore di un’infame quanto disperata campagna sul terribile episodio della Storta».

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