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E il manager «assediato» pagò gli arretrati

Quando ha sfogliato i giornali ieri mattina e ha letto i titoli della cronaca, quasi non ci voleva credere. «Ho scoperto dalla stampa di essere stato sequestrato. Ma le pare?». Giura Fernando Ruzza, manager del call center Omnia Network di Milano, che quanto è accaduto l’altro giorno quando i suoi dipendenti hanno convocato un’assemblea straordinaria per chiedergli chiarimenti sul mancato pagamento degli stipendi, non ha nulla a che vedere con le violenze in Francia e per le strade di Londra. E però, a sentire i lavoratori, quel paragone con i cugini d’Oltralpe ha dato i suoi frutti. «Abbiamo avuto la nostra visibilità, e ci hanno sbloccato i pagamenti». Proprio così: ieri l’azienda ha comunicato che sono partiti i bonifici per gli stipendi di febbraio e nei prossimi giorni verranno saldati anche gli altri. «Negli ultimi mesi abbiamo avuto dei ritardi per un problema di liquidità - dice Ruzza -. Quello di ieri è stato un confronto civilissimo con i lavoratori e i sindacati. Anzi, li devo ringraziare».
Ma andiamo con ordine e facciamo un passo indietro. Sono le 11.30 di mercoledì mattina quando i lavoratori della sede di via Breda 176 decidono di indire un’assemblea per protestare contro il ritardo di 26 giorni delle buste paga. Perché le banche non accettano più di acquistare il credito dalle aziende, e per il fatto che il gruppo Omnia stava cercando un nuovo partner, spiega il direttore generale. «Avevamo avvisato i sindacati che la situazione si stava risolvendo, ma quando il 1º aprile non sono arrivati gli stipendi, ho capito che un pezzo di carta non bastava a tranquillizzare i lavoratori su un tema così delicato. Bisognava metterci la faccia».
Cercando di dare tutte le informazioni necessarie per rassicurarli, e non solo dicendo la solita frase: «Sì, lo stipendio arriverà». Ma rispondendo con i fatti, reali, concreti, dice Ruzza. Primo tra tutti, la comunicazione data alla Consob con cui l’azienda annunciava di aver trovato nuovi soci che si facevano garanti per il reperimento di 8 milioni di euro, necessari a liquidare subito la retribuzione degli impiegati, e che si sarebbero impegnati a sostenere l’impresa con un finanziamento dai 10 ai 40 milioni di euro, una ricapitalizzazione insomma. «I lavoratori erano soddisfatti. Non so cosa abbiano pensato, le dico solo che sono tornati al lavoro. Questo è un fatto. Glielo ripeto ancora una volta: l’offesa non viene da chi ha cercato di far clamore, ma dal fatto che questi ragazzi sono stati additati come dei sequestratori e dei delinquenti».
Ma a dire la verità, i lavoratori non si sono sentiti proprio così. «Offesi noi? Per niente. Anzi, siamo molto soddisfatti di essere stati equiparati ai francesi - dice un’impiegata della Omnia Network -. Ho trovato simpatico il modo in cui è stata data la notizia. Altrimenti non avrebbero fatto i bonifici». Fa un ultimo tiro di sigaretta prima di tornare alla sua postazione. Lavora qui da cinque anni. «Magari fossimo in Francia». Si volta verso i suoi compagni cercando un po’ di complicità, e racconta. «I call center sono le nuove “miniere”, per il tipo di mestiere e gli orari. Ci sono tante realtà qui dentro, alcune pesanti. La paga va da 800 a mille euro per otto ore, cinque giorni su sette. Insomma, non è molto. Loro ci dovevano dare una risposta entro il 31 marzo e hanno continuato a rimbalzarci». Erano esasperati e non ce l’hanno più fatta. «Ci siamo alzati e abbiamo detto basta. Immagina: 300 persone che smettono di lavorare, non sono mica poche. Ruzza è sceso per chiedere di riprendere il servizio. È stato disponibile, ci ha tranquillizzati dicendo che c’erano delle garanzie per sbloccare gli stipendi e che non ci sarebbero stati licenziamenti».
Oggi i sindacati hanno indetto uno sciopero per i dipendenti dei call center Omnia, 2.900 in tutta Italia, 700 nella sede milanese. «Mi auguro che aderiscano tutti» continua la ragazza. Ripensa a quello che hanno fatto loro. Un po’ di tensione c’è stata, è vero.

«Ma il processo pubblico, il sequestro quello no e nemmeno l’assedio».

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