E Marina gli disse: «Sei meglio che in tv»

(...) quando amici e colleghi - tanti, fin troppi, quasi tutti politici, roba da quattro dita di pelo sullo stomaco - lo lasciano finalmente solo, almeno fino all’indomani.
«Strano davvero - dice Walter, tra sé e sé - Ma che succede? Vuoi vedere che mi intenerisco?». Possibile? Proprio lui che, prima di accomodarsi, si fa per dire, al loft dei democratici, per trent’anni ha mangiato pane, Nutella e Botteghe Oscure?
Proprio lui, Walter, che ha vissuto e vive, sopra e sotto pelle, le tempeste dei partiti, dei politici e dei politicanti, lui, sempre lui che non si smuove neanche un po’ se Baffino gli fa la fronda e Tonino lo tradisce ancora prima che il gallo canti la prima volta.
Insomma, lui che si dice ormai «rotto» a tutto. Specialmente dopo le ultime elezioni.
E invece, eccolo Walter che si mette a legge e rileggere quella benedetta lettera: è di Marina che scrive da Savignone e si permette di scherzare - in nome della Vita, lettera maiuscola - sulla propria infermità, la sindrome di Ehlers-Danlos, che la costringe a letto, assistita dalle macchine, ventiquattr'ore su ventiquattro.
E scrive lettere, Marina di Savignone, ma anche libri - «La vera storia della principessa sul pisello», leggetevelo, ché fa bene al cuore -, fa coraggio agli altri, ride, gioca, inculca ottimismo a dosi industriali, e soprattutto non dice male di nessuno.
Cosa gliene può fregare di una storia così, di una come Marina, a un politico di lungo corso? Gliene frega, invece, eccome gliene frega.
Walter promette: «Vado a trovarla. Fosse pure il giorno di un congresso». Mantiene, ieri pomeriggio.
Si trovano lì, uno davanti all’altra, e se la raccontano come se si conoscessero da anni. Lei, Marina di Savignone, fa Garaventa di cognome, e ha un padre tenore che adesso, tutto orgoglioso, accenna a un «Vincerò». E Walter, che fa Veltroni di cognome, lo prende come un viatico di speranza, dopo le bacchettate più recenti degli «amici».


Marina, ancora lei, radiosa: «Mi sembri più bello che in televisione». E lui, Walter, pronto come neanche a Matrix: «È vero, la tv mi abbassa e mi ingrassa». C’è voglia di scherzare, di sorridere, di ridere. Di vivere. Lontano dai riflettori, vicinissimi alla luce.

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