E Marta ne uscì con le ossa rotte

In attesa della proclamazione ufficiale del nome scelto dal ministro Bianchi fra i tre candidati Luigi Merlo, Mario Margini e Paolo Costa, gli osservatori sono concordi: dalla battaglia per la conquista di Palazzo San Giorgio a uscire con le ossa rotte è soprattutto il sindaco Marta Vincenzi. Che incassa una sonora sconfitta (e un pericoloso ridimensionamento politico e di immagine) rispetto all’eterno rivale, il presidente della Regione Claudio Burlando, e alla parte maggioritaria del Partito democratico. Con conseguenze, per l’interessata, al momento non esattamente definibili, ma certamente di pessimo auspicio per le sue velleità future nel governo locale e nazionale.
Tutti contro Marta, dunque, prima e a maggior ragione adesso. A parte Burlando, comunque, che con la mossa dell’audizione pubblica e delle consultazioni della categorie economiche ha dato il colpo di grazia alla candidatura del pupillo del sindaco, il veneziano Paolo Costa, ci sono altri vincitori molto bene identificati. Innanzi tutto - e quasi paradossalmente, visto che si era solo limitato a concordare la candidatura di Luigi Merlo - si può immaginare che esulti il numero uno della Provincia Alessandro Repetto che ora può sostenere ufficialmente: «Il ministro Bianchi ha scelto chi avevo voluto io!».
Felici e contenti sono anche gli imprenditori portuali, o almeno la grande maggioranza, che fin dal principio della corsa al vertice dell’Authority avevano sponsorizzato il neopresidente Merlo, giudicato capace e disponibile a interpretare le istanze della categoria inserendole opportunamente nello scenario di sviluppo della portualità che richiede, fra l’altro, nuove infrastrutture.
Più articolato lo scenario degli sconfitti, in cui si deve collocare d’ufficio l’eterno «trombato» Mario Margini, quantunque giudicato trasversalmente all’altezza della situazione. Persa la corsa a presidente della Regione, a parlamentare e, in ultimo, a sindaco di Genova, gli restava come incarico di prestigio solo la presidenza di Palazzo San Giorgio. I veti incrociati all’interno del Pd, il partito di appartenenza, più che mai lacerato in questa circostanza, lo costringono adesso a ritornare a occuparsi a tempo pieno dell’incarico di semplice assessore comunale. Riceve una sorta di bacchettata sulle dita anche il presidente della Camera di commercio Paolo Odone, che aveva lanciato proprio Margini ricevendo feroci critiche di «politicizzazione» della candidatura. Senza contare Confindustria Genova (regolarmente tagliata fuori dai «giochi che contano») che nelle ultime ore si era messa di traverso al sindaco denunciando - in una nota diffusa con tempestività dieci minuti prima della nomina di Merlo - «notizie apparse sulla stampa circa presunte pressioni (del sindaco, ndr) che possono condizionare una serena valutazione da parte dell’autorità governativa competente».
A parte l’elenco dei vincitori e vinti, è chiaro che l’investitura di Merlo e la prospettiva che il Partito democratico «scarichi» definitivamente Marta Vincenzi - lei stessa aveva parlato, a proposito del porto, di «madre di tutte le battaglie» - apre nuovi scenari per il governo della città. Proprio nelle ore che hanno preceduto la nomina dell’assessore regionale spezzino, la Vincenzi aveva lasciato intravedere la possibilità di lasciare l’incarico se la procedura di nomina del presidente dell’Autorità portuale non avesse rispettato la legge.

E aveva citato in proposito «le presunte interferenze» sul ministro Bianchi cui avrebbe poi fatto cenno Confindustria. Ma questa volta, ad auspicare le dimissioni dell’ex Supermarta non sarebbe soltanto il centrodestra...

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