E Mastella si mise in barriera per Moggi

Interrogazione dell’Udc: «Il ministro si astenga da ogni iniziativa sulle intercettazioni e deleghi un sottosegretario»

E Mastella si mise in barriera per Moggi

da Roma

Nel mare frusciante dei faldoni delle intercettazioni napoletane spunta il nome di Clemente Mastella. È La Stampa a scovare un colloquio in cui Luciano Moggi alza il telefono per cercare il leader dell’Udeur e incassare da lui una dichiarazione di pubblica solidarietà dopo gli attacchi subiti da parte dell’ex presidente dell’Ancona, Ermanno Pieroni, che lo ha additato come l’artefice occulto dei suoi guai giudiziari e professionali.
Il direttore generale della Juventus viene richiamato dalla segreteria di Mastella e messo in contatto con l’addetto stampa del politico di Ceppaloni, Pietro De Angelis. «Mi diceva Mastella di fare una cosa però, poiché io conoscevo poco la situazione, le avrei preparato una cosa di questo genere. Clemente mi diceva appunto di leggergliela» dice De Angelis. L’addetto stampa legge allora un comunicato che dovrà uscire a firma Mastella: «Trovo poco corretto lanciare accuse, peraltro senza l’onere della prova, attraverso l’intervista ai giornali. Il calcio sta vivendo una lunga stagione di grave crisi e le insinuazioni contro il direttore generale della Juventus rappresentano un altro colpo mortale a uno sport sull’orlo del tracollo. Si tratta di affermazioni molto gravi che avrebbero meritato da parte di Pieroni un momento di maggiore riflessione ed è sospetto che vengano rilasciate mentre è in corso un’inchiesta giudiziaria che riguarda proprio l’Ancona». Moggi, ascoltata la lettura del comunicato, dà il via libera ma chiede di inasprire il comunicato dicendo che Pieroni è «rinviato a giudizio» e che è «antiestetico» che un personaggio con quella situazione giudiziaria vada in televisione. De Angelis replica: «Ho capito. Va bene».
L’intercettazione non passa ovviamente inosservata. In mattinata è lo stesso Mastella a tornare sulla vicenda. «Non mi pare ci siano registrazioni che mi riguardino, risponderà il mio addetto stampa» dichiara il Guardasigilli. Per quanto riguarda un eventuale provvedimento sulle intercettazioni, il ministro si dice «d’accordo per regole nuove, che valgano per tutti». Poi aggiunge, con un pizzico di ironia, che «se le intercettazioni fossero avvenute quando l’avvocato Agnelli era in vita, sarebbe emerso che lui e Moggi si sentivano ogni giorno».
Una replica più approfondita arriva, invece, da Pietro De Angelis. «Leggo il testo di una intercettazione telefonica tra il sottoscritto e Moggi. La conversazione è effettivamente avvenuta ma capzioso e strumentale è l’uso che ne viene fatto dai giornali per cercare di colpire il ministro della Giustizia». Il capo ufficio stampa del Guardasigilli aggiunge che «ritenne di prendere le difese di Moggi perché ci apparve meritevole la posizione di chi era da tutti riconosciuto un grande manager rispetto a chi era acclarato come soggetto in stato di bancarotta. La conversazione (lungi dal proteggere Moggi) dice una cosa che tutti dovrebbero sottoscrivere: non è giusto usare i giornali per denunciare qualcuno visto che per questo esistono gli organi di giustizia».
Le puntualizzazioni non fermano, ovviamente, le proteste della Cdl. E dall’Udc parte un’interrogazione rivolta a Romano Prodi, primo firmatario Carlo Giovanardi, in cui si chiede a Mastella di astenersi da ogni iniziativa sulle intercettazioni. Alla luce di quanto pubblicato oggi, sostiene l’Udc, sarebbe meglio che il Guardasigilli delegasse il tutto a un sottosegretario, anche perché non va sottaciuto che la dichiarazione concordata telefonicamente con Moggi «uscì testualmente sulle agenzie lo stesso giorno».

La controreplica mastelliana non si fa attendere. «Da che pulpito viene la predica» dice il ministro. «Allora Pisanu doveva fare altrettanto. Cuffaro è imputato per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. Dobbiamo chiedere le sue dimissioni? Non mi permetto».

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