E il mercato europeo va a picco Per il Lingotto -20% in marzo

Fabbrica Italia è a rischio, e con lei il futuro dell’industria automobilistica nel nostro Paese, se la Fiom continuerà a mettersi di traverso, come ha fatto con i ricorsi sulle newco di Pomigliano e Mirafiori e come sta facendo alla ex Bertone. La nota del Lingotto, mentre dal mercato europeo giungono segnali negativi, è stringata quanto esplicita: «L’implementazione del programma Fabbrica Italia potrà essere condizionata dagli sviluppi delle azioni giudiziarie promosse nei giorni scorsi dalla Fiom».
E altrettanto inequivocabili suonano le parole dell’ad Sergio Marchionne, all’uscita dalla riunione con i sindacati confederali e metalmeccanici sull’investimento all’ex Bertone, oggi Officine Automobilistiche Grugliasco: «Se non ci sarà in tempi brevissimi una precisa e dichiarata approvazione del piano da parte del sindacato, Fiat rinuncerà al progetto e avvierà la ricerca di una nuova allocazione per l’investimento relativo alla produzione della nuova Maserati del segmento E». Dove per sindacato si intende, ancora una volta, la Fiom, perchè Fim, Uilm e Fismic hanno ribadito la loro condivisione dell’iniziativa, mentre le tute blu della Cgil hanno «nuovamente espresso posizioni che impediscono di creare le condizioni necessarie per avviare l’investimento». Secondo l’azienda sarebbe impossibile realizzare gli obiettivi del piano senza il consenso dell’organizzazione sindacale che conta il maggior numero di iscritti fra i dipendenti e la maggioranza nelle rappresentanze sindacali dello stabilimento, anche se «si riserva di tenere in considerazione la richiesta di Cisl, Uil e Fismic di dare la preferenza a un sito italiano».
I rappresentanti sindacali della fabbrica puntano a sottoporre al referendum tra i lavoratori - il 2 e il 3 maggio - il testo presentato dall’azienda, che prevede l’estensione alla ex Bertone del contratto di Pomigliano e Mirafiori. Immediata quanto allarmata la reazione del governo: «Si potrebbe profilare una situazione molto preoccupante per il futuro dell’auto a Torino e in Italia - commenta il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi -. Gli investimenti sono ormai evidentemente collegati a un sistema di relazioni industriali di tipo cooperativo per cui, se dovesse prevalere la linea del sabotaggio, l’Italia potrebbe dover affrontare una pericolosa deindustrializzazione nel settore manifatturiero più rilevante in sé e per le induzioni che lo caratterizzano». E aggiunge: «Il governo ha sin qui operato per accompagnare il necessario consenso della maggioranza dei lavoratori e non resterebbe certo spettatore di fronte al prodursi di una situazione critica. Ma nessuno si illuda che esso possa sostituire con altri mezzi le buone relazioni industriali che sole costituiscono la garanzia della piena utilizzazione degli impianti e quindi degli investimenti, dell’occupazione e del maggiore salario».
L’intenzione del Lingotto sarebbe dunque quella di applicare l’accordo separato di Pomigliano, con le rispettive deroghe al Contratto nazionale, anche ai lavoratori della ex Bertone, vincolando alle nuove regole l’investimento di 500 milioni di euro per portare lì la produzione di 50mila Maserati. «Ho la sensazione che una serie di scelte precedenti continuino a pesare e non ci sia la volontà di cambiare pagina», afferma la numero uno della Cgil, Susanna Camusso.

«Non è accettabile - dice il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini - scaricare sui lavoratori e sulle lavoratrici della Bertone la decisione di uscire dal contratto nazionale e la decisione di fare o meno l’investimento annunciato».

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