E Montano trova la sciabolata d’oro

E Montano trova la sciabolata d’oro

Più forte di un tendine a pezzi (la caviglia sinistra era incerottata nemmeno fosse una mummia egizia), più forte dei suoi detrattori. A Catania era arrivato senza allenamento, ma ha stretto i denti come solo lui sa fare nei momenti importanti. «I guai mi caricano, è la quiete che mi fa paura...», così Aldo Montano, tornato «Gladiatore». E non solo quello che faceva parlare sui giornali di gossip o lo sportivo più richiesto nel panorama televisivo.
«Un assalto vero non lo facevo dall’europeo a squadre di luglio», aveva confessato lo sciabolatore livornese figlio d’arte (erano grandi schermidori papà Mario Aldo, il nonno Aldo e «tirano» anche tre cugini del padre, Mario Tullio, Tommaso e Carlo) prima di iniziare la cavalcata vincente che lo ha portato a sconfiggere i campioni coreani Won e Gu e il temutissimo tedesco Limbach (rimonta da 1-4 a 8-4, poi l’allungo fino al 14-9 e il finale sofferto ma chiuso sul 15-13). Quello mondiale era il solo oro che mancava al suo palmares (fino a ieri di iridato aveva l’argento di San Pietroburgo 2007 e il bronzo de L’Avana 2003), lo voleva a tutti i costi e ha sopperito ai guai fisici con la testa. Quella che talvolta, sempre in occasioni di gala, lo aveva tradito.
«Non ci credo nemmeno, ringrazio quelli che mi hanno sopportato in queste settimane - sottolinea Aldo -. Sono arrivato a Catania nelle peggiori condizioni, ora posso godermi questa vittoria conquistata in Italia. Nel 2006 a Torino c’ero rimasto male, avevo mancato quell’appuntamento iridato. Ma stavolta ce l’ho fatta e sono commosso». È tempo di dediche, la più importante è per il papà: «Non è venuto perché non credeva in me... Ma sono sicuro che ora starà piangendo sul divano».
Un abbraccio al nipotino nella calca generale, poi sul podio il suo modo guasconesco di festeggiare: l’immancabile bandiera granata con sopra stampato il prefisso di Livorno (0586), nonostante la federazione internazionale avesse vietato di esporre vessilli della propria città. Il replay dell’inno di Mameli (pochi minuti prima era suonato per la Vezzali) fa commuovere il gladiatore Aldo e sul podio c’è l’abbraccio con Gigi Tarantino, che a 39 anni ha chiuso la sua avventura iridata dopo 14 partecipazioni con un bronzo che vale l’oro di Montano.
Il livornese ha saputo riprendersi dopo il brutto stop al primo turno nel Mondiale di Parigi 2010. Lì capi che non era solo un problema tecnico e quindi si è affidato a uno psicologo dello sport e si è affrancato da Christian Bauer, con cui vinse lo storico oro olimpico ad Atene, affidandosi al ct azzurro della sciabola Giovanni Sirovich. In una specialità dove la concorrenza si è fatta sempre più agguerrita, con la velocità di esecuzione dei colpi sempre più compressa, Montano ha iniziato a battersi come un leone, confermandosi tra i migliori al mondo. Nell’ultima stagione di Coppa del Mondo ha conquistato un successo e un podio, arrivando a essere il numero 7 del ranking. «La scherma è una famiglia, con i compagni di squadra mi sento normale», aveva detto alla vigilia della gara.


Ora vuole il bis con la squadra, ieri comportatasi egregiamente (Occhiuzzi e Pastore si sono fermati agli ottavi per mano del russo Reshetnikov e del già citato tedesco Limbach). Con loro vuole sfatare quel tabù che vuole solo vittorie agli europei (tre consecutive a Lipsia, Plovdiv e Sheffield) e poi sempre secondi posti al mondiale. L’appuntamento è per venerdì prossimo.

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