E Moratti lo incorona: «Il signor Mourinho è come HH»

José Mourinho in versione ultrà, José che al fischio di De Bleeckere che vuol dire fine, finale e Madrid, invade il campo e corre, corre verso gli spalti dove annegati e dispersi in una muraglia blaugrana si nascondono i tifosi più felici del mondo: i cinquemila nerazzurri. È gioia infinita per tutti e quel dito indice che si alza verso la muraglia e la punta sa di festa ma anche - e chissà quanto involontariamente - di sfottò: perché se da una parte sprona i cinquemila in festa, dall’altra sembra irridire alla muraglia tutt’attorno. Forse non è così, ma la vivono così gli uomini del Barça a bordo campo, e la vive malissimo Victor Valdes che insegue e placca e cerca di portare via Mou come uno della security con l’ultrà invasore.
Un ultrà che asciugate le lacrime di felicità dice: «Questa è una squadra di eroi, una squadra che ha dato il sangue, una vittoria di tutti e ora voglio i tifosi all’aeroporto ad aspettare questi ragazzi straordinari... Giocare contro il Barcellona qui è difficile... penso ai rumori alle quattro del mattino che non facevano dormire la squadra, penso a Eto’o e agli agenti delle tasse che l’hanno cercato e hanno atteso questo evento per fargli contestazioni... i momenti chiave di questa vittoria sono due, il primo: la partita di Milano, il modo in cui abbiamo giocato in casa; il secondo: quando qualche illuminato, qui, ha tirato fuori quella storia delle maglie, del lasciare anche la pelle sul campo, in quel momento abbiamo capito che erano in difficoltà... E poi: ho incontrato il Barcellona almeno dieci volte e in quattro ho finito in dieci... So già che giocherò qui anche l’anno prossimo e finirà così. E Figo dovrà ringraziarmi: ora non è più l’uomo più odiato della Catalogna (sott’inteso: sono io, ndr)». E ancora: «Questa partita è la sconfitta più bella della mia vita, Julio Cesar ha fatto cose dell’altro mondo, il Barça ha dato la pelle? E noi il sangue... La mia corsa? Avevo già vinto la Champions, ma questa semifinale è ancora più bella. Gli idranti mentre festeggiavo? Loro dovevano pulire il sangue...». Infine la soddisfazione più grande: «Se non vinciamo quest’anno, sarà per il prossimo, o quello dopo ancora, perché so che questa squadra ora ha una dimensione europea e questa è la mia soddisfazione... Il calcio italiano? Continua a non piacermi... Se resto? Adesso penso alle finali di coppa Italia, allo scudetto, a Madrid... quanto al dito alzato era per i tifosi dell’Inter - ripete - sapevo che erano lì, ma non potevo distinguerli...».
E poi e prima e su tutto, patron Moratti. «Felicità infinita. I giocatori sapevano perfettamente cosa fare anche in inferiorità numerica». Quindi un pensiero al tris magico coppa Italia, scudetto e Champions: «Speriamo... Per ottenerlo punteremo sul nostro orgoglio e sull’umiltà e... sulla bravura di Mou... un fenomeno anche stasera... Tempo fa gli ho detto: in campionato si può anche giocare in 10, ma in Champions no, si viene eliminati. Invece il signor Mourinho - aggiunge - Signore come Helenio Herrera. Sì, ci sono 40 anni di distanza, ma hanno qualità molto simili. Ringrazio Mourinho perché mi ricorda quando ero giovane: lui ed Herrera sono due gran lavoratori, pignoli, professionali. E poi hanno un forte carisma... e ora vediamo come finisce. Un suo difetto? È un terribile introverso».

E Cambiasso col pensiero a Moratti: «Se ci hanno stimolato i petardi sotto il nostro hotel e le altre cose? Non ci servono stimoli extra, abbiamo un presidente che ha sacrificato tanto per raggiungere questo, tempo e soldi, per cui ne avevamo tante di motivazioni... E ora la festa ma non troppa: non abbiamo ancora vinto». Il solito saggio.
Come Guardiola: «Ha vinto la squadra migliore? Non lo so... ha vinto l’Inter».

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