Il futuro è passato. Dopo una lunga malattia è morto a 56 anni, Steve Jobs, il cofondatore della Apple, la mela morsicata, l'azienda di Cupertino che ha cambiato le sorti del mondo. Quello tecnologico, certo, ma non solo. Un'avventura iniziata in un garage americano all'inizio degli anni Ottanta e finita nelle tasche di mezzo mondo con l'iPhone, il cellulare che ha fatto traslocare internet dagli uffici alla vita quotidiana.
Jobs era, e sarà, l'uomo del futuro. Anche oggi che, all'indomani della presentazione dell'ultima versione del melafonino, è morto. Un genio sopra le righe diviso tra bizzarie, intuizioni folli e visione d'impresa. Una miscela esplosiva che lo ha portato a fondare la Apple, creare il primo personal computer, uscire dalla azienda che aveva fondato, inventarsi la Pixar (la casa produttrice di filmati di animazione poi assorbita dalla Walt Disney) ritornare alla mela morsicata e rilanciarla nel mondo. Un genio di San Francisco, un po' hippy e un po' amministratore delegato. L'uomo che ha inventato l'Ipod, l'Iphone e l'Ipad. Che non sono solo le sigle commerciali di un successo planetario che in borsa ha scavalcato, per valore, i colossi Google e Microsoft. Sono le cifre di un mondo che è cambiato.
Jobs è stato molto più di un sistema binario. Numeri e parole, nerd e filosofo, idea e azione, pragmatismo e visionarietà. Uno di quelli che fanno l'azienda. E la fanno con lo spirito, con la filosofia, con quella strana parola - così poco tecnologica - che i greci hanno battezzato carisma. Lui il futuro primo lo pensava e poi lo viveva. Saliva sul palco, coi jeans e l'immancabie lupetto nero, e cambiava il mondo. Come se il mondo fosse lo schermo sensibile allo sfioramento dei polpastrelli di un suo telefonino.
Jobs ha compresso la musica e l'ha inserita in una scatoletta, ha infilato nel mass market il touch screen convincendoci che le nostre dita fossero la miglior periferica per poter navigare e ha cambiato il mondo dell'editoria inventando una tavoletta "magica": l'Ipad. Mettersi in tasca l'iPhone era un po' come portarsi dietro un pezzo della sua filosofia: praticità, intelligenza e design. L'icona di un tempo declinato al futuro prossimo.
Ha vinto
tutte le battaglie tranne una: quella contro il cancro. "Siate affamati, siate folli", con queste parole Jobs salutò gli studenti di Stanford al termine di una lectio magistralis. E probabilmente salutò anche noi: "Stay hungry, stay foolish".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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