E-motion, i luoghi come atmosfere dell’animo

Tre giorni dedicati alla «Geografia delle emozioni»

Laura Sonzogni

Una geografia originata da percorsi verso la scoperta non solo di luoghi fisici ma anche di qualcosa di se stessi. Una mappa - quella disegnata da Madeleine De Scudéry nel 1654 ad accompagnamento del suo romanzo Clélie - dove i paesi, i mari, i fiumi, le isole e le montagne raffigurano i vari sentimenti e le pulsioni dell'animo. Sono queste le suggestioni che hanno guidato Giuliana Bruno nella stesura dell'Atlante delle emozioni. In viaggio tra arte, architettura e cinema che, dopo aver ottenuto diversi premi e riconoscimenti internazionali, arriva ora in Italia edito da Mondadori. Il libro sarà presentato nel corso di «E-motion», un evento ad ingresso gratuito organizzato da Aria, la prima rivista italiana di geografia emozionale: tre giorni di workshop, mostre, concerti e film al Superstudiopiù di Via Tortona 27 (per il programma www.ariamagazine.com). L'inaugurazione oggi, alle 9.45, con un convegno cui prenderanno parte artisti, architetti e studiosi italiani ma non solo (Philipe Alain Michaud, Enrico Chapel, Francesco Casetti per citare solo alcuni dei partecipanti). Giuliana Bruno, originaria di Napoli ma newyorkese d'adozione, dal 1990 è docente di Visual and environmental studies presso l'università di Harvard. La sua geografia emozionale racconta i paesaggi naturali e urbani come atmosfere dell'animo e come esperienza vissuta. I luoghi fisici si trasformano in spazi in cui le cose accadono, le emozioni si liberano, i ricordi si sedimentano. «È un modo di vedere più caldo, che non guarda solo con gli occhi ma con tutti i sensi - dice l'autrice -. Il mondo interiore si proietta sul mondo esterno, filtrando e informando la stessa percezione dei luoghi attraverso il proprio paesaggio. Al contempo la realtà ci restituisce suggestioni che disegnano le nostre mappe intime». Qualcosa di simile accade anche con la memoria virtuale che ci costruiamo attraverso gli schermi, quelli cinematografici ma anche quelli dei televisori, dei computer, dei cellulari. Per questo, nell'Atlante delle emozioni, anche gli schermi della tecnologia diventano manifestazione di un'urgenza espressiva insieme a mezzi «nobili» come la scrittura, la pittura, l'architettura e alle altre forme creative come il design, la moda e la pubblicità utilizzate per indagare il rapporto tra spazio, emozioni e movimento. Un piccolo test per capire di cosa stiamo parlando: provate a pensare ad una città che avete visitato. Vi accorgerete che, come spiega Bruno, «le città sono la somma di tutto quello che chi le vive e le percorre porta dentro di sé. Sono il riflesso stesso dell'immagine che abbiamo di esse attraverso lo scorrere del tempo». Un'idea che Laura Broggi, direttrice di Aria Magazine, chiarisce con un esempio personale. Durante un viaggio a Istanbul, mentre osserva alcuni dettagli dell'appartamento di un amico, sperimenta una forte e inspiegabile nostalgia per Parigi: «In seguito mi capitò l'occasione di tornarci e mi misi alla ricerca dei posti di cui avevo avuto nostalgia, quelli che probabilmente e in passaggi precedenti mi si erano fissati nella memoria. Dopo aver vagato ed esplorato per giorni mi resi conto che quei posti della città non esistevano più. Anzi, non erano mai esistiti. La spiegazione è che ci sono paesaggi immaginari, a metà tra il vero e la fiction, che ti si disegnano dentro con l'andare del tempo, via via che assimili ricordi e suggestioni, pagine lette, film, fotografie, musica e leggende».

Paesaggi che, scrive Bruno, tracciano una mappa aperta e sconfinata, salvo quando si imbocca il sentiero verso quel luogo chiuso che segna la stasi delle emozioni e la fine del viaggio: il «Lago dell'indifferenza» dipinto sull'antica cartina di De Scudé.

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