E in Nigeria il tecnico rapito si libera da solo

Raccontano che sia riuscito a fuggire in un momento di distrazione dei suoi rapitori. Così sarebbe finito l’incubo del sequestro per Giuseppe Canova, il falegname di Castione della Presolana (Bergamo), 44 anni, rapito il 6 aprile ad Abakaliki, in Nigeria. La liberazione è avvenuta alle 5,20 del mattino e, secondo quanto ha riferito l’ambasciatore in Nigeria Massimo Baistrocchi, «non è stato pagato alcun riscatto». A riferire dell’abile fuga di Canova è stato il portavoce dello Stato nigeriano di Ebonyi, nel sud-est della Nigeria: «I rapitori - ha detto - sono stati presi dal panico sentendo alcuni colpi di arma da fuoco, una sparatoria tra la polizia ed alcuni criminali non lontano dal luogo nel quale Canova era detenuto e lui ha approfittato dell’occasione per fuggire». Canova, in buona salute, si trova ora nell’ex capitale nigeriana di Lagos, da dove ripartirà per l’Italia nei prossimi giorni. In una nota la Farnesina ha ringraziato «le autorità nigeriane» per aver favorito la liberazione.
Per il rilascio di Canova era stato inizialmente chiesto un riscatto di un milione di dollari, circa 750mila euro. Le autorità nigeriane si erano subito impegnate a «fare tutto il possibile» per la liberazione, evitando l’uso della forza. Canova lavorava da tre mesi in Nigeria per conto di un’azienda edile italiana, la Marlum Construction Company, per la realizzazione di un edificio ad Abakaliki. Era stato sequestrato da un commando armato mentre si recava al cantiere senza la scorta, fondamentale in un’area in cui i sequestri sono all’ordine del giorno. L’artigiano sarebbe stato fatto scendere dalla vettura e costretto a entrare nel bagagliaio dell’automobile dei suoi rapitori. Probabilmente i rapitori avevano un basista nella società. L’appalto della Marlum Construction per la costruzione dell’edificio pubblico ha un valore pari a 75 milioni di dollari e la cerimonia per la posa della prima pietra si era svolta poco prima del sequestro. Secondo le autorità locali, il sequestro di Canova potrebbe essere legato proprio alla realizzazione della struttura.
La telefonata a Castione della Presolana (Bergamo) è arrivata ieri mattina all’alba direttamente dalla Nigeria. Sono stati i colleghi di lavoro di Giuseppe Canova ad avvisare la madre dell’artigiano bergamasco rapito in Nigeria della sua liberazione. «Sono contenta - ha dichiarato Teresa Tomasoni - l’incubo più grosso è passato. Sarò ancora più felice quando mio figlio tornerà a casa».

Giuseppe Canova rientrerà in Italia tra qualche giorno: «Lo hanno liberato questa notte - ha detto la madre -, l’ho appena sentito per telefono. Mi ha detto che l’hanno trattato bene. Su come l’hanno liberato non so nulla e non so neanche se sia stato pagato un riscatto».

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