Economia

E ora gli azionisti studiano un patto di sindacato

Le diplomazie sono già al lavoro per costruire un patto di sindacato che governi una delle più importanti banche europee. L’ipotesi è di mettere insieme circa il 28 per cento del capitale: le quattro Fondazioni italiane insieme avranno il 15 per cento della nuova Unicredit. A seguire gli azionisti forti della Hvb, Munich Re: si diluirà all’8 per cento. Per statuto potrà votare solo per il 5 (sindacabile), ma ha dichiarato di voler ridursi a poco più del 3 per cento.
Al gruppo Pesenti resta un 1 per cento; l’1,5 per cento ciascuno per il gruppo Maramotti e Commercial Union. La città di Vienna potrà sindacare il suo 1,8 per cento. Dovrebbe tenersi fuori dall’accordo l’Allianz, che scenderà al 2,7 per cento.
Il nuovo consiglio di amministrazione sarà invece fatto da 16 membri provenienti da soci italiani e otto componenti provenienti dalle banche europee. Le fondazioni azioniste di Unicredit, che già in passato e su inspirazione di quella di Verona, avevano provato a studiare un tavolo di consultazione, manterrebbero dunque la loro discreta influenza in Unicredit.
Il parere predisposto da Mediobanca (in più di cinquanta diapositive) è stato determinate a fugare gli ultimi residui timori. È stata inoltre confermata la politica di dividendi della banca di Piazza Cordusio (occorrerà definirla ancora così?), che rappresenta una garanzia di apprezzamento da parte delle Fondazioni.
Sul fronte dell’operazione non tutti i veli sono stati alzati. Anche se il matrimonio si annuncia tutto per carta, Profumo si è tenuto la possibilità di pagare una parte anche in contanti. Si tratta delle minoranze della Banca d’Austria e della banca polacca Bph. La cassa di guerra, già acquisita con strumenti finanziari sofisticati, deve soddisfare una potenziale richiesta da 2,8 miliardi di euro.
Sono totalmente da escludere invece le ipotesi circolate nei giorni scorsi di una possibile cessione, da parte di Unicredit, delle proprie quote in Mediobanca. Per il momento non se ne parla neanche. Non vi è alcuna necessità finanziaria per farlo, vi sarebbero piuttosto molte «controindicazioni politiche» oggi nel farlo. Diverso il discorso sulla quota, inferiore al 4 per cento, delle Generali.
In questo caso Profumo la ha già, di fatto, venduta con un’obbligazione convertibile.

E se il prezzo delle Assicurazioni triestine dovesse salire sopra la soglia dei 28 euro, Unicredit avrebbe la facoltà di esercitare il diritto alla cessione immediatamente.

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