Che ora, approvata la Finanziaria, si apra «una nuova fase», lo hanno ripetuto in molti, dalluna e dallaltra sponda politica. Si tratta di vedere che fase sarà, però, e chi la piloterà. Nellaula del Senato, ieri sera, tutti pendevano dalle labbra di Lamberto Dini come da quelle delloracolo di Delfi. Ma come per l «ibis redibis non morieris in bello», il responso non è stato chiaro. Lunica cosa certa è che lex premier aspetta ora al varco il governo sul welfare, che «non va alterato». Un secco altolà alle richieste di modifica della sinistra, che apre per Prodi un «passaggio delicatissimo», come dice il veltroniano Giorgio Tonini.
E comunque, per Dini «questo governo non appare adatto» a contrastare il declino del Paese. Un verdetto che può suonare come una campana a morte per lesecutivo, ma anche - come sperano in molti nella maggioranza e come teme Rifondazione - come unapertura ad un Prodi bis, con un programma ricontrattato che metta allangolo la sinistra radicale e sposti a destra lasse del governo. E lipotesi su cui puntano lo stesso Prodi e DAlema, che in queste ore è stato molto attivo nei contatti con lex premier Dini. Ma è unipotesi che potrebbe creare grossi problemi a Veltroni: il leader del Pd si vedrebbe sfilare da un governo «blindato» da Dini il tavolo su cui intende giocare nei prossimi mesi, quello della riforma elettorale.
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