da Milano
Nel 2005 i ricavi di Parmalat dovrebbero essere già superiori a quelli del 2004: 3,782 miliardi contro 3,684. Lievemente inferiore invece la redditività stimata dai vertici del gruppo: il margine operativo questo anno è fissato a 302 milioni di euro contro i 349 dellanno scorso, rispetto al fatturato è una percentuale dell8% contro il 9,5% del 2004.
Il «cantiere aperto» di cui ha parlato ieri Enrico Bondi è insomma al lavoro. Le cessioni maggiori dovrebbero essere già state concluse: ultimo il settore dei prodotti da forno in Italia, la cui vendita sarà formalizzata entro la fine dellanno. Resta tra gli obiettivi la strategia di rifocalizzazione e concentrazione sui maggiori marchi, che dovranno passare da 130 a 30: «unoperazione di pulizia», ha detto Bondi. Lazienda ha comunque dimostrato vitalità, lanciando per esempio il nuovo marchio Jeunesse, uno di quelli a maggior valore aggiunto che dovrebbe consentire al gruppo di aumentare la propria redditività.
Visti dati e margini di bilancio, comunque, gli analisti sono daccordo nel dire che il prezzo registrato ieri a Piazza Affari fa di Parmalat una società cara se valutata con i parametri abituali nel settore. Questo è vero però se si guarda alla sola gestione industriale. Le voci di Opa non possono che far crescere il prezzo. E, naturalmente cè tutto il capitolo della cause giudiziarie con i risarcimenti richiesti (in tutto 40 miliardi di euro circa).
Nel supplemento al prospetto pubblicato solo pochi giorni fa Bondi annunciava di aver promosso cause per altri 9 miliardi, senza fare i nomi delle società sotto accusa. Ieri è emersa lidentità di uno dei gruppi finiti di recente nel mirino degli avvocati di Parmalat: Standard &Poors. Contro lagenzia di Rating internazionale Bondi ha promosso una causa da 4 miliardi. Standard & Poors ha respinto le accuso dichiarando che si opporrà con forza alle richieste di Bondi.
Stessa reazione è arrivata dal Monte dei Paschi, oggetto di unaltra azione risarcitoria per 1,6 miliardi.
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