E ora Bpi chiede i danni alle banche estere

In discussione i costi per la vendita delle quote di minoranza. Il nodo cartolarizzazioni

Massimo Restelli

da Milano

Banca Popolare Italiana si propone di battere cassa dagli ex «alleati» di Deutsche Bank, Dresdner e Bnp Paribas. La minaccia, che porterebbe Lodi su una strada non distante da quella seguita da Enrico Bondi per la vicenda Parmalat, è stata rilanciata ieri dal legale Alberto Alessandri, secondo cui Bpi sarebbe «pronta» a ricorrere ad «azioni risarcitorie» contro le banche internazionali che avevano appoggiato l’Opa su Antonveneta architettata da Gianpiero Fiorani.
Nel mirino sarebbe finito, in particolare, il capitolo delle commissioni pagate dalla popolare su alcune operazioni «anomale». Un aspetto quest’ultimo su cui, una volta arginata l’emergenza finanziaria, si era già soffermata l’attenzione dell’amministratore delegato Divo Gronchi e che potrebbe indurre a mettere in discussione alcune operazioni di cartolarizzazione chiuse con le stesse controparti. Da parte sua Alessandri ha parlato dei danni subiti da Lodi in «operazioni di pura facciata», con rischi che «cadevano» interamente sul gruppo e ha ipotizzato richieste di risarcimento per «centinaia di milioni».
Evidente il riferimento alla discussa cessione delle quote di minoranza, poi rivelatasi fittizia, che Banca Popolare Italiana aveva annunciato di aver completato la scorsa estate in piena scalata Antonveneta coinvolgendo Dresdner, l’avamposto londinese di Deutsche Bank e Bnp Paribas. Si era parlato di un esborso di 330 milioni a testa, a cui si era aggiunto l’intervento di Earchimede, anche se in seguito si sarebbe scoperto che era stata la stessa Lodi a battere l’«ordine» sulla carta intestata fornita dalla Hopa allora guidata da Emilio Gnutti.
Alessandri, che ieri ha partecipato al controinterrogatorio di Fiorani, ha citato espressamente Deutsche Bank preannunciando «operazioni più clamorose» verso altre realtà internazionali a cui si starebbe interessando anche la Procura. Il risultato finale potrebbe portare una nuova manciata di risorse nelle casse del gruppo (circa 43 milioni le commissioni pagate per cedere le minorities) ma, come dimostra lo stessa scelta di appoggiarsi al Crédit Suisse per vendere il pacchetto Rcs depositato in pegno da Ricucci, Bpi vuole cancellare ogni ombra della passata gestione. Sforzo di rinnovamento che a Lodi sembra combinarsi all’intento di combattere, come dimostrano le voci secondo cui il gruppo avrebbe dato incarico a Piero Schlesinger di seguire la «pratica» Barilla-Kamps, una battaglia legale a tutto campo.
Impressione quest’ultima confermata anche dall’indiscrezione, rilanciata dall’agenzia Radiocor, secondo cui un gruppo di ex consiglieri (peraltro iscritti nel registro degli indagati) starebbe valutando di chiedere i danni a Fiorani probabilmente in associazione al processo già avviato da Lodi.
Nel frattempo il gruppo presieduto da Piero Giarda prosegue sulla strada del piano industriale predisposto dal direttore generale Franco Baronio. La priorità è completare la soluzione del nodo Magiste che oggi consegnerà a Lodi l’ennesima bozza di concordato.

La scorsa settimana Bpi ha ceduto ai Benetton, alla Lamaro Costruzioni di Pierluigi Toti, a Ubs e ad altri istituzionali il 10,3% del pacchetto Rcs (14,87%) rastrellato dall’immobiliarista nella sua pretesa scalata al Corriere.

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