E ora Buffon «apre» alla Juventus

da Torino

Gigi Buffon in giacca blu, tra gli studenti di Economia e Commercio di Torino. Non per iniziare un corso di studi, ma per sottoporsi a un fuoco di fila di domande facendo anche il pieno di cori, incitamenti, inviti e coccole assortite. Un'ora buona di botta e risposta, toccando mille argomenti. La Juve innanzitutto: «Mi chiedono diciotto volte al giorno cosa succederà l'anno prossimo, non so più che dire. La verità è che stiamo parlando con la società: il rapporto è sempre splendido e rimarrà tale qualunque cosa succeda». Non basta, caro Gigi. Passa un quarto d'ora e un altro studente torna alla carica pretendendo quasi una risposta più netta: «La mia volontà di restare c'è», si sbilancia il numero uno e chissà se è stato davvero sincero. A quel punto, in ogni caso, parte l'ovazione: «Ho deciso di restare alla Juve in maniera istintiva, volendo dare una mano a chi in quel momento era in difficoltà. È una scelta che rifarei senza alcuna esitazione, per il rispetto che porto nei confronti di persone che in tutti questi anni di Juve mi hanno aiutato in mille modi». Ancora sul mondo bianconero: «Un eventuale ritorno di Lippi? Se ci fosse una rottura con Deschamps e lui si rendesse disponibile, credo che vorrebbe assicurazioni su una Juve pronta a lottare ad altissimo livello». E il rapporto con Capello? «Buono il primo anno, quando ci ha tolto di dosso una certa apatia. Poi si è rotto qualcosa e credo che un po' di dialogo in più non sarebbe guastato: non si possono sempre bacchettare persone che hanno anche una certa esperienza».
Quindi, la Nazionale: «Vincendo il Mondiale, abbiamo compattato il Paese.

Abbiamo vissuto un'estate incredibile, passando dagli insulti di Coverciano all'amore assoluto di chi viveva in Germania. E oggi, quando vado in porta, non ricevo più fischi e insulti, ma quasi sempre applausi: per uno sportivo è la più grande vittoria».

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