Anche l'Italia sigilla gli aeroporti. La decisione è stata presa ieri sera: dalle 6 del mattino alle 2 del pomeriggio, oggi, gli aerei resteranno a terra in tutto il Nord del Paese. Situazione che nelle prossime ore potrebbe ripetersi anche per gli scali del centro. La nube gigantesca, che oscura i cieli d'Europa, sta correndo infatti verso sud-est, ha scavalcato anche le Alpi e ormai è giunta sulla Penisola.
«La situazione per gli aeroporti in Italia è dinamica, in costante evoluzione. Ma domani (oggi, ndr) potremmo decidere di bloccare Malpensa e via via gli altri scali», aveva già anticipato Guido Bertolaso, sottosegretario alla Protezione civile, che con Enac (Ente nazionale aviazione civile) e Aeronautica militare monitora, ora dopo ora, tutti gli scenari possibili. Alle 23 di ieri lEnte nazionale per laviazione civile ha deciso il blocco.
Intanto, lassù in Islanda il vulcano Eyjafjallajokull (inattivo dal 1823) continua a vomitare nellaria una colonna di densa cenere lavica spinta dai venti verso il Continente. Una polvere molto pericolosa per i motori dei jet. Ecco perché la nube paralizza da due giorni il traffico aereo d'Europa con una sorta di effetto domino globale senza precedenti. Per gli addetti ai lavori è peggio dell11 settembre.
Il bollettino di voli cancellati, disagi, imprevisti si allunga a dismisura. Paradossalmente soltanto in Islanda nessun problema è segnalato negli aeroporti del Paese, grazie alla direzione dei venti. Invece gli spazi aerei inglesi sono off limits, chiusi fino alle 8 di oggi. Voli limitati dalla Scozia e dall'Irlanda del Nord. Aerei a terra anche a Parigi e nel resto della Francia fino a stamane; così come in Belgio, Olanda, Danimarca, Finlandia, Estonia, Lettonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Austria e Svizzera. Stop a decolli e atterraggi da ieri sera in Germania, compreso lo scalo di Francoforte, il terzo d'Europa. Chiusa anche per i prossimi due giorni la base americana di Ramstein, il più importante aeroporto militare europeo, dal quale decollano con regolarità voli diretti, tra l'altro, in Afghanistan e Irak.
Non si vola neanche in Polonia. In Norvegia e Svezia operativi solo alcuni voli interni; in Romania è chiuso lo spazio aereo nel Nord-Ovest del Paese. Tutto regolare invece in Russia.
Il venerdì nero dei cieli è stato fotografato da Eurocontrol, l'organismo per la sicurezza aerea, che ha fornito i numeri del black out: ieri in Europa su 29.500 voli previsti, i decolli sono stati 10.500: sono rimaste a terra sei milioni di persone. E tanto nel Vecchio Continente quanto in Italia è scattato l'assalto al treno: è previsto un aumento del numero dei convogli e con le stazioni invase da viaggiatori. Così come le autostrade hanno registrato un'impennata del traffico.
Eppure, secondo gli esperti, il peggio deve ancora venire. Eurocontrol fa sapere che non ci si possono attendere cambiamenti significativi nelle prossime 24 ore.
Ieri centinaia di voli sono saltati dagli scali di tutta la Penisola. Bloccati, in particolare, i collegamenti con gli aeroporti del Nord Europa. Sono stati oltre duecento i voli cancellati a Linate e Malpensa e circa 50 a Orio al Serio. Una quarantina quelli cancellati allo scalo di Torino Caselle. Allaeroporto di Fiumicino cancellati 130 voli tra arrivi e partenze, 44 a Ciampino. Il bilancio di fine giornata parlava di circa 203 voli cancellati a Venezia, 40 a Pisa, 64 a Bologna, 25 a Napoli.
Leruzione del vulcano islandese, però, ha avuto anche danni collaterali non soltanto sul traffico aereo, ma anche sulle attività del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Infatti una delegazione che sarebbe dovuta partire oggi da New York, è stata costretta a cancellare una visita nella Repubblica Democratica del Congo. Lo scopo del viaggio era quello di parlare del ritiro della missione di peacekeeping nel Paese africano.
E le conseguenze dell'eruzione cominciano a farsi sentire anche sullo sport, con molte partite rinviate e cambiamenti di programma per diversi eventi nell'Europa settentrionale e centrale. Perfino la Formula 1 - che pure in questo fine settimana ha il suo palcoscenico a Shanghai - è stata in qualche modo interessata dagli effetti del fenomeno. Per trasportare alcuni pezzi delle sue monoposto a Shanghai, la McLaren ha dovuto affrontare una vera odissea. Bloccati i voli in partenza da Londra, un addetto della scuderia inglese ha raggiunto in auto Parigi, dove i pezzi sono stati imbarcati su un aereo che è partito per la Cina dieci minuti prima che anche gli aeroporti della capitale francese chiudessero. Problemi analoghi per il team Red Bull, che ha faticato per far giungere uomini e mezzi a Shanghai.
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