La crisi, dapprima finanziaria e adesso economica, è così forte da incrinare i muri della politica. La sfida che si presenta davanti alla classe dirigente - politica, imprenditoriale, sindacale - è di dimensioni tali da richiedere la collaborazione di tutti. «Solo tutti insieme possiamo affrontare questa situazione, e non devono prevalere le contrapposizioni», ha detto il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, presentando un quadro di previsioni molto scuro per il 2009 e linizio del 2010.
È in questa luce che va visto lincontro di ieri pomeriggio tra Giulio Tremonti e Pierluigi Bersani. Per lunghi mesi e fino ai giorni scorsi il ministro «ombra» del Pd aveva molto punzecchiato il ministro vero sulla conduzione della politica economica. In particolare, Bersani accusava Tremonti di parlar troppo di massimi sistemi e troppo poco di misure concrete contro la crisi. Ma le punzecchiature e le polemiche sono fin troppo facili a distanza, davanti alle telecamere o ai taccuini dei giornalisti, o nelle aule parlamentari. Diverse sono le cose quando ci si confronta faccia a faccia, da soli in una stanza. Il merito di Tremonti è stato quello di aver condotto il suo omologo del «governo ombra» sul campo, davanti a una scrivania ed ai problemi reali. Un confronto di due ore, senza battute e polemiche, che si è concluso con qualche passo avanti.
Sono emerse convergenze almeno su un punto fondamentale: la prima emergenza è quella delloccupazione. Confindustria prevede che lanno prossimo ci saranno 600mila occupati in meno. E in una crisi come lattuale, chi perde il lavoro ha difficoltà enormi a trovarne un altro. Quindi bisogna rafforzare al massimo gli ammortizzatori sociali, anche utilizzando fondi europei teoricamente destinati ad altri scopi, e ottenendo il via libera delle Regioni (che ne sono titolari) e delle parti sociali. A questo fine, lappoggio del centrosinistra sarà molto importante. E sempre ai fini di aiutare loccupazione, via libera al finanziamento dei cantieri delle opere pubbliche e di altri investimenti produttivi. Ma cè un punto fermo: lItalia non sbracherà sui conti pubblici, non se lo può permettere. Ogni proposta deve avere corretta copertura finanziaria, e le proposte di Bersani - che costano 16 miliardi, un punto di pil - sotto questo profilo sono un po avventurose. Tremonti però non ha detto «no» a scatola chiusa, in Parlamento si potranno trovare intese.
Alla fine, anche Bersani trova motivo di soddisfazione nellincontro di ieri, al quale altri seguiranno.
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