E ora Db prende le distanze su Rcs

da Milano

Deutsche Bank puntualizza i propri rapporti con l’immobiliarista Stefano Ricucci. Finanziato dalla sede di Londra e presentato dai manager italiani Riccardo Bruno e Vincenzo de Bustis. Davanti al moltiplicarsi di indiscrezioni sull’appoggio assicurato dal gruppo tedesco alle incursioni borsistiche dell’immobiliriasta romano, che in poche settimane è diventato il primo azionista di Rcs con il 18% del capitale, Db sottolinea di non avere intenzione di partecipare a progetti più ampi. Un segnale “politico” che trapela dal quartier generale di Londra, dove la stessa portavoce sottolinea che Deutsche Bank non è «strategicamente coinvolta» in un alcuna Opa su Rcs. Ieri il gruppo editoriale cui fa capo il Corriere della Sera ha chiuso in rialzo dello 0,30%, tra scambi ridotti. Db definisce poi «pura fantasia» le voci secondo cui il gruppo avrebbe garantito al Ricucci un finanziamento da oltre 3 miliardi per la scalata del Corriere. Un’Opa sarebbe comunque complicata dalla blindatura del patto di sindacato Rcs decisa nei giorni scorsi. Db avrebbe, invece, garantito a Ricucci un prestito da 350 milioni a fronte di un collateral costituito da un basket di titoli in cui Rcs rappresenta meno del 10%.

Il finanziamento massimo erogabile si aggira sul miliardo. Ricucci aveva sottolineato di essere alla guida di un gruppo cui fanno capo quattro partecipazioni quotate (Rcs, Bnl, Antonveneta, Bipielle) da 1,7 miliardi e di avere un patrimonio immobiliare di 900 milioni.

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