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E ora Formigoni sogna da premier, ma Cl non ci crede

Il governatore della Lombardia scalpita, ma la kermesse si tiene lontana dalle lotte Pdl. Il Quirinale ha detto sì all'invito solo perché è stato bipartisan

E ora Formigoni  
sogna da premier, 
ma Cl non ci crede

È un meeting più istituzionale e meno corsaro quello che comincia oggi a Rimini. Un meeting che inizia subito con il botto. I ragazzi di Cl tributeranno la standing ovation al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ci sono voluti due anni, ma alla fine il Quirinale ha accolto l’invito che arrivava dalla riviera romagnola. Nel 2009 furono il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi e il capogruppo della delegazione italiana del Ppe all’Europarlamento Mario Mauro, che da sempre conosce Napolitano, a proporre al capo dello Stato il faccia a faccia con il popolo del meeting.

Ma lo staff tecnico di Napolitano si mise di traverso, perché in sostanza l’happening di Cl veniva interpretato come un congresso di partito. Non se ne fece nulla e allora oggi la chiamata, perfettamente bipartisan, è arrivata dai due big dell’interguppo parlamentare della sussidiarietà: Maurizio Lupi e il vicepresidente del Pd Enrico Letta. Saranno loro a salire sul palco insieme a Napolitano nel segno dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Dicono che la vittoria di Lupi sia stata la sconfitta di Formigoni che a Rimini coordinerà un dibattito su «I cristiani in politica» ma certo non avrà la visibilità del collega.
E invece il presidente della Regione Lombardia vorrebbe i riflettori puntati addosso in questa settimana fitta di appuntamenti e incontri. Formigoni non fa mistero di aspirare alla candidatura per la premiership.

Solo che i vertici del meeting, giunto quest’anno alla sua trentaduesima edizione, non sembrano più di tanto volersi impelagare nelle beghe da cortile della politica italiana e volano alto parlando del futuro precario dei giovani, della scossa che scuote i paesi arabi, dell’Europa che c’è ma scricchiola. Il meeting, con una lunga navigazione alle spalle, accoglie dunque Napolitano e in qualche modo incorona Lupi, mentre il mondo della politica tradizionale, di questi tempi poco entusiasmante, resta in seconda fila E le parate estive di big e ministri sono ridotte al minimo.
Formigoni si è rimboccato le maniche: avrà un proprio spazio, con lo striscione «Corri da Formigoni.it: costruisci l’Italia che sogni»; lo stesso slogan è stato riprodotto sulle t-shirt firmate una a una dal Governatore e in distribuzione per tutta la settimana. Non solo: il numero uno della regione Lombardia sarà presente giovedì pomeriggio allo stand Formigoni.it per una festa che vuole essere il più corale possibile e per riprendersi il centro della scena. Ma già oggi i titoli dei giornali saranno per Lupi, l’astro nascente del popolo ciellino che da qualche tempo gli fa ombra.

Sarà un caso, ma anche in tv e sui quotidiani i due hanno preso posizioni diverse sulla manovra e sulla crisi economica. In sostanza, anche per il suo ruolo, Formigoni sta con i frondisti e critica il Governo. Lupi invece mette la faccia nei dibattiti per difendere i provvedimenti voluti dall’esecutivo.
È il gioco delle parti, ma anche l’annuncio di due linee diverse, come è giusto che sia dentro una realtà complessa e variegata. Una realtà in cui si miscelano grandi strategie e ambizioni personali. In realtà, l’ala ciellina viene tenuta in palmo di mano da Angelino Alfano, che pure si farà vedere fra gli stand: Alfano ha chiamato Formigoni, Lupi e Mauro al Tavolo delle regole, la cabina di regia - 23 membri in tutto - in cui si sta disegnando il nuovo Pdl e si fanno prove tecniche di quel che sarà il domani postberlusconiano.

E sarà proprio Mauro a dialogare con Giulio Tremonti di crisi, di Europa e di eurobond nel grande incontro conclusivo di sabato. Con Mauro sul palco ci sarà Gianni Pittella del Pd: da anni i due, con un’intesa perfettamente bipartisan, predicano fra Strasburgo e Bruxelles gli eurobond. Sembrava una divagazione per addetti ai lavori, ora il tema è cruciale.

E segnala il ritardo abissale dell’Europa rispetto al titolo, esistenziale, che il meeting si è dato in questa occasione: «E l’esistenza diventa un’immensa certezza».

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