Civitavecchia (Roma)Il West? Dista mezzora di automobile dalla capitale. Qui, in un podere nei pressi di Civitavecchia, in quella terra di cavalli e polvere che è il territorio di Tolfa, ogni week-end un manipolo di aspiranti cowboy si dà appuntamento per trasformare la Maremma laziale in una terra di frontiera.
Gente comune che durante la settimana va in ufficio, ascolta i rimbrotti del capo, litiga con la moglie, accompagna i bambini a scuola, conduce unesistenza al passo con i tempi. E che il sabato smette la giacca, scioglie la cravatta, si veste da mandriano e aiuta a tenere a bada il bestiame nella Tenuta dellArgento, la cui peculiarità è appunto quella di organizzare varie attività in stile cowboy. E siccome cowboy si nasce ma si diventa anche, «per poter partecipare alle giornate è sufficiente seguire un corso che dura suppergiù un mese», avverte Giulio, uno dei responsabili.
Così ecco avvocati, medici e commercianti giungere qui quasi tutti da Roma e montare in sella ai loro cavalli, con il cappello a tesa larga calcato sulla testa e lo sguardo fisso sullorizzonte. Che, daccordo, non è né far (lontano), né wild (selvaggio) come il West dei film che vedevano da bambini, ma insomma: ci si accontenta. Lo fanno per spezzare con la città e con la routine di tutti i giorni, ti rispondono se glielo chiedi. E se non fosse che in lontananza si vede uno scorcio di mare, il placido Tirreno di questo angolo di Lazio, e le sagome delle navi da crociera e delle petroliere che entrano ed escono dal porto di Civitavecchia, si avrebbe quasi limpressione di trovarsi da qualche parte negli States. Oppure al cinema: «È proprio come in quel film con Billy Crystal - se ne esce Giulio - in cui i protagonisti sono alla ricerca di una vacanza alternativa e allora decidono di andare nel West per scortare una mandria di mucche come dei veri cowboy».
Il film sintitola Scappo dalla città (sottotitolo La vita, lamore e le vacche, anno 1991, regista Ron Underwood) e nei primi anni Novanta riscosse un discreto successo di pubblico. Al punto da richiedere un per la verità non indimenticabile sequel. Ma Giulio ha ragione: in questo pezzo di terra alle porte di Civitavecchia le cose si svolgono esattamente come in quella commedia di Hollywood, solo che non è una commedia.
Le persone che si presentano da lui imparano davvero a prendere i vitelli al lazo, a marchiare a fuoco il bestiame, a trasferire una mandria da un pascolo allaltro difendendola dalle insidie. «Chi viene qui è mosso da curiosità - spiega lesperto mandriano - e a volte la curiosità si trasforma in passione». I più impavidi partecipano anche ai rodei che di tanto in tanto vengono organizzati nella tenuta. Che, considerata lassenza di pellerossa, è il massimo del brivido per il cowboy de noantri.
Ma occhio: fare il cowboy non è mica un gioco, anche se solletica fantasie infantili. «Per noi è un lavoro ed è per questo che chiediamo alle persone di prendere la faccenda seriamente - puntualizzano gli addestratori di cowboy -. La gente non viene qui semplicemente a divertirsi, ma entra in un mondo vero e proprio».
Un mondo che certo non ci si aspetta di trovare a una manciata di chilometri dal Colosseo. Ma che soprattutto non va preso alla leggera. È necessario calarsi nella parte, crederci fino in fondo.
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