Non paghi di fare man bassa di medaglie con ogni mezzo - dai giurati da barzelletta ai passaporti falsi delle atlete bambine - ora i cinesi hanno anche la pretesa di venirci a dire per chi fare il tifo. E quali sono gli atleti olimpici che dovremmo considerare ed eleggere a nostri eroi. Lo fanno salendo in cattedra, autoinvestendosi del ruolo di saccenti maestrini - in realtà di noiosi rompipalle - e ricorrendo a toni e motivazioni discutibili. Affidandone perdipiù il compito a un mezzo dinformazione certo non noto come «campione» di libertà: il Quotidiano del popolo, organo del Partito comunista cinese, scegliendone però ledizione online, ovviamente in lingua inglese, per una maggiore diffusione del messaggio. Rompipalle globali, insomma.
Lo stimato quanto anonimo collega del Peoples Daily, che immaginiamo uomo dalla schiena ben diritta, scevro da ogni condizionamento, ha vergato sulla pagina digitale del 22 agosto un articolo che suona come una via di mezzo tra una direttiva politico-propagandistica e una brutta copia di quella cosa di per sé già bruttarella che è lo stile deamicisiano. Tutto lacrime, languori e tragedie. Basterebbe già il titolo: «Tocca il tuo cuore, tocca la tua anima».
Ma è il testo, quello da non perdere. Lesordio è un invito, se proprio non vogliamo chiamarlo direttiva: «Dimenticate Michael Fish Phelps. Dimenticate Usain Lightning Bolt. Dimenticate tutte le prodezze di quei robotici vincitori di titoli olimpici», taglia corto. E non pago del monito, il redattore continua e si spiega, dandoci la linea e titillandoci le corde più intime con una prosa da telenovela: «I momenti olimpici che toccano il vostro cuore e purificano la vostra anima appartengono a coloro che combattono il destino, trionfano sulle avversità o provano al mondo che lamore può essere più profondo delloceano». Più che telenovela, forse fa tanto Sanremo.
E per giustificare tutta questa melassa, il Peoples Daily fa ovviamente anche nomi, cognomi e racconta delle storie toccanti. Gli uni e le altre senzaltro degni di rispetto, nonché di umana e sincera compassione, ci mancherebbe altro. Gli uni e le altre, però - questo è quello che non ci piace - da contrapporre ai suddetti «robotici vincitori» in base a unindicazione che arriva presumibilmente, non a caso, dallalto, da un più che discutibile vertice politico.
Il giornale online cita il tedesco Matthias Steiner, medaglia doro dei pesi, e il suo dramma personale, portato alla ribalta del podio attraverso una fotografia stretta in mano: quella della moglie morta un anno fa in un incidente. Ricorda il caso di Oksana Chusovitina, ginnasta uzbeca che ha scelto di prolungare la carriera agonistica al fine di raccogliere fondi per curare il figlio Alisher malato di leucemia. Menziona lolandese Maarten van der Weijden, oro sì alla maratona di nuoto, ma dopo aver vinto la gara ben più importante contro il cancro. O ancora la nuotatrice sudafricana Natalie Du Toit, che gareggia pur con una gamba amputata.
Grazie, collega. Il fatto è che queste storie le conoscevamo già. E ci avevano commosso - siamo fatti così - senza bisogno di inviti in tal senso. Perdipiù da parte di un Paese dove la commozione non è certo di casa, come dimostra la lista dei suoi sgradevoli primati, il suo medagliere della vergogna.
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