da Milano
«Unicredit ha fatto bene a evidenziare lassurdità di queste infinite mediazioni italiane»: Carlo Alberto Carnevale, docente di Strategia aziendale alluniversità Bocconi, plaude al segnale di discontinuità impresso dalla superbanca di Alessandro Profumo negando il proprio esplicito assenso allinsediamento di Gabriele Galateri e Franco Bernabè al vertice di Telecom. «É la coscienza critica di unazienda pan-europea come Unicredit», prosegue Carnevale passando in rassegna le priorità del colosso telefonico. A partire dalla «riduzione del proprio perimetro strategico».
La precedente gestione ha spinto sulla diversificazione, a cosa dovrebbe rinunciare a questo punto il gruppo?
«Telecom ha voluto fare molto, forse troppo, con il risultato di disperdere le poche energie disponibili. Ora lazienda deve cancellare lequivoco di rivendere servizi televisivi altrui a bassa marginalità e scarso vantaggio competitivo. É meglio concentrarsi sulla gestione delle infrastrutture, lasciando al mercato la scelta dei contenuti».
Significa mettere mano anche alla struttura di Telecom?
«Mantenere la divisionalizzazione fisso-mobile non ha più alcun senso. Telecom Italia dovrebbe invece rafforzare la propria divisione specializzata in servizi Ict per le grandi imprese. É quanto ha fatto British Telecom, si tratta di un modello molto più utile anche per il Paese».
E i potenziali conflitti di interesse con Telefonica?
«Cè un aspetto di cooperazione e uno di competizione. Credo che la scelta di Bernabè e Galateri sia la dimostrazione di volere gestire queste variabili con intelligenza. In Europa cè un grande spazio per le sinergie, a partire da Francia e Germania mentre in America Latina, anche per gli obblighi regolatori, si continuerà a lavorare separatamente».
La banche svolgono di norma un ruolo da traghettatore, cosa risponde ai timori sulla futura italianità di Telecom?
«Mi auguro che Telecom e Telefonica diano vita a una grande public company integrata europea. Tale esito non solo è negli auspici di Bruxelles ma permetterebbe di affrontare la concorrenza a livello globale di realtà come China Telecom o At&T».
E lo scorporo della rete...
«Se fosse imposta dal governo sarebbe grave. Mi auguro che sia una scelta autonoma dellazienda, attraverso uno spin off che permetta di quotare la newco in Borsa. Questo permetterebbe di risolvere buona parte dei problemi del debito e di spingere gli investimenti.
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