E ora rimpatrio o salvezza: decide la Corte d’appello

Cosa succederà adesso a Maria? Tutto è nelle mani dei giudici della corte di appello di Genova che stamattina potrebbero decidere che la bambina debba comunque essere curata in Italia per un certo periodo di tempo, vicina alla famiglia che la piccola ha scelto prima di essere riportata in Bielorussia. Un percorso già indicato, fra l’altro, dai periti scelti dal tribunale dei minori nel primo grado di giudizio, ma poi sconfessati dagli stessi giudici. A decidere i tempi e i luoghi della riabilitazione dovrebbe essere una commissione mista italo-bielorussa. I magistrati si pronunceranno su un dossier con perizie mediche secondo cui la bambina ha subito abusi sessuali e atti di sadismo da parte dei ragazzi più grandi nell’«internat» di Vilejka. Perizie effettuate da medici e psicologi genovesi, contestate subito dai bielorussi, secondo i quali la bambina quando è partita per l’Italia, il 4 giugno scorso, stava benissimo. È questo che fa temere il peggio per il futuro di Maria se sarà riconsegnata. Ed è anche su questo che punta il reclamo che sarà discusso oggi in corte d’appello a Genova. Gli avvocati civilisti Alberto Figone e Camilla Dolcino, esperti di diritto minorile e di infanzia abbandonata, sperano che i magistrati del più alto grado di giudizio nel capoluogo possano rivedere la prima sentenza parsa in certe parti contraddittoria.

Ieri i membri della commissione bicamerale per l’Infanzia del senato hanno rivolto oggi un appello all’ambasciatore bielorusso «perché si faccia portavoce dello stato di malessere che sia le forze politiche italiane che le associazioni di accoglienza e cooperazione provano in questo momento», chiedendo «particolare attenzione per lo stato psico-fisico di Maria come soggetto specifico di diritti».

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