Mentre aumenta la tensione con la comunità internazionale e gli Stati Uniti, Teheran compie un nuovo esperimento missilistico che certo non costituisce un segnale distensivo.
L'Iran ha infatti lanciato nell'atmosfera un potente razzo sonda scientifico, che è salito fino ad una quota di 150 km prima di ridiscendere con un paracadute. Un test che è stato seguito con la massima attenzione dai sistemi di osservazione occidentali, tanto più visto che la televisione di Stato iraniana ha sostenuto che il vettore ha raggiunto lo spazio, mentre sabato il ministro della Difesa iraniano ha ribadito l'intenzione di mettere a punto vettori spaziali e satelliti.
Secondo i servizi d’intelligence i programmi spaziali iraniani hanno un carattere «duale», civile e militare, e coprono le attività in corso per realizzare satelliti militari e missili balistici con una gittata di 2.500 km.
Inoltre anche programmi apparentemente civili, come quelli volti a creare una rete di satelliti per telecomunicazioni (un primo satellite, il Sina-1, è stato lanciato nel 2005 a bordo di un vettore spaziale russo) hanno applicazioni militari: in caso di conflitto parte della rete di comunicazioni terrestre iraniana sarà distrutta e Teheran spera di poter utilizzare in alternativa i satelliti. Ne sono previsti quattro entro il 2010.
L'Iran poi sta lavorando anche a satelliti da osservazione, contrabbandati come satelliti per telerilevamento terrestre. In realtà sono rudimentali satelliti spia per osservare dallo spazio la posizione e le mosse delle forze militari statunitensi e magari di quelle israeliane. Si tratterebbe di piccoli satelliti pesanti circa 300 kg capaci di ottenere immagini magari non molto dettagliate, ma con valore strategico. Per mettere in orbita un satellite Teheran ha bisogno di un razzo vettore piuttosto potente, che a sua volta potrà poi dare vita a missili balistici in grado di portare una testata convenzionale o nucleare pesante almeno 500 kg e fino ad oltre 2.000 km.
La base di partenza per realizzare questo vettore è costituita dal missile balistico Shahab-3, che ha una gittata di non più di 1.600 km. Il nuovo lanciatore spaziale dovrebbe associare ad un primo stadio Shahab a propellenti liquidi almeno due razzi ausiliari a propellenti solidi, nonchè il motore di un missile Scud, sempre a liquidi, sul quale sarebbe poi montato un terzo stadio a propellenti solidi. Un missile pesante oltre 30 tonnellate.
I servizi intelligence ritengono che un primo lancio potrebbe aver luogo già nei prossimi messi, con lo scopo di mettere in orbita un piccolo satellite e di ottenere nel contempo informazioni e esperienza preziose per la messa a punto del suo «fratello» balistico. Ecco perché ogni lancio iraniano viene tenuto d'occhio da un vero esercito di osservatori interessati.
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