Le città sulla costa libica che erano degli hub delle partenze dei barconi verso l'Italia potrebbero essere sostituite da altre località dove si parte ancora. I migranti in Libia non sono spariti, ma sarebbero ancora 800mila secondo il presidente francese Emmanuel Macron. Tutto già scritto, prima dell'accordo del governo di Tripoli con i trafficanti, appoggiato dall'Italia, in un rapporto di 115 pagine commissionato dal ministero degli Esteri olandese. Una fotografia dettagliata della tratta dei migranti consegnata in giugno da Altai Consulting, centro di consulenza e ricerca internazionale. Un rapporto che registra anche il ribasso dei costi del passaggio verso l'Italia: dai 1.500 euro a testa sui vecchi barconi in legno, più sicuri, ai trecento per i gommoni, che si sgonfiano in mezzo al mare.
Fino agli accordi di luglio con i trafficanti per fermare le partenze, Sabrata, la località costiera della Tripolitania con le antiche vestigia romane, e Al Zawiya «erano le principali città del traffico» di esseri umani si legge nel rapporto. Ad Al Zawiya la stessa Guardia costiera libica «è stata accusata di controllare una propria rete di contrabbando» sia di migranti sia di petrolio, grazie alla locale raffineria. Da luglio le unità navali locali, a parte una motovedetta della Guardia di finanza donata dall'Italia con l'elica rotta, si sono distinte nel fermare i barconi in mare. Tutto è cambiato grazie ai soldi arrivati dal governo di Tripoli, finanziato dall'Italia, nell'ammodernamento della Marina libica. A luglio la flessione degli arrivi è stata del 51,6% e in agosto dell'85% (appena 3.525 sbarchi). La Guardia costiera libica in un mese e mezzo, fino al 16 agosto, ha intercettato 2.379 migranti riportandoli a terra.
Anche Tajura e Garabulli erano «punti di partenza importanti» e in gran parte lo sono ancora. Tajura è un sobborgo a est di Tripoli focolaio della rivolta che sei anni fa ha abbattuto il colonnello Gheddafi. «L'industria locale del contrabbando è stata incoraggiata dalla chiusura della strada costiera a ovest di Tripoli - conferma il rapporto - e dall'aumento di Bani Walid come importante hub di transito» dei migranti. Flussi provenienti dal sud dalla Libia dopo avere oltrepassato l'inesistente confine meridionale. In un solo hangar di Bani Walid, secondo un ufficiale del ministero dell'Interno libico citato nella ricerca, «ci sono quattromila persone» stipate come bestie.
Anche a Garabulli, 66 chilometri a est di Tripoli, i migranti continuano a partire verso l'Italia. La cittadina costiera è vicino a Misurata, ai ferri corti, negli ultimi tempi, con il governo di Fayez al Serraj. Punto d'imbarco clandestino fin dai tempi di Gheddafi, «il traffico è aumentato nel 2016» conferma il rapporto.
Un altro possibile hub sulla costa ovest della Tripolitania è la vecchia base della marina di Sidi Bilal controllata dalla banda criminale Supporto, che opera nell'area Warshefanna fra la capitale e Al-Zawiya. I tagliagole sono in contatto con le forze all'interno ancora fedeli a Gheddafi, che combattono contro il governo di Tripoli. Lo stop agli imbarchi potrebbe essere solo momentaneo e in ogni caso in Italia sono arrivati fino al 30 agosto 98.448 migranti dalla Libia, appena il 10% in meno rispetto allo stesso periodo del 2016. Nel rapporto di Altai consulting si sottolinea che Zwara, la città libica sulla costa più vicina alla Tunisia, non è più un centro di partenze dal 2015.
Uno dei ricercatori, incontrato a Tripoli, però, spiega «che tutto potrebbe cambiare se la popolazione locale si sentisse tagliata fuori dal grosso degli accordi stretti con Sabrata e Al Zawiya per bloccare il traffico di esseri umani».FBil
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.