E Padoa-Schioppa è già sotto tutela

da Roma

A vederli così, seduti uno al fianco dell’altro a Palazzo Chigi, sembrano una coppia perfetta. Eppure, fra Romano Prodi e Tommaso Padoa-Schioppa qualcosa si è incrinato. Seppure venga smentito dagli uomini del premier, sembra che Romano non sapesse nemmeno dell’intenzione del ministro dell’Economia di ridurre l’entità della legge finanziaria da 35 a 30 miliardi. E quando l’ha scoperto - dicono sempre queste voci - sembra non sia stato proprio contento.
Quei cinque miliardi di maggiori entrate sarebbero tornati utili durante il dibattito parlamentare della legge finanziaria. Avrebbero rappresentato quello che, in termine tecnico, gli esperti di finanza pubblica chiamano «vol au vent»; insomma, risorse che potevano essere utilizzate per dare copertura a qualche emendamento della maggioranza.
Invece, Padoa-Schioppa si è «bruciato» subito questi cinque miliardi; e con essi il «vol au vent». «Fidatevi - dicono i pro-Padoa dello schieramento prodiano - ci sono altre risorse per gli emendamenti. Le entrate stanno andando “alla grande”». Lo scetticismo, però, si diffonde più della gramigna. E più della gramigna rischia di attecchire.
In particolare, gli spifferi di Palazzo Chigi dicono anche che qualcuno dell’entourage del presidente del Consiglio non veda di buon occhio le posizioni «anelastiche» di Padoa-Schioppa. Soprattutto in materia di pensioni. Temono che il ministro dell’Economia stia giocando una partita tutta sua all’interno del governo. Così, da punta di diamante dell’esecutivo, il ministro rischia di diventare un «problema da gestire».
Tanto da far partire un’operazione che segue una strategia precisa: non lasciarlo mai solo, nei limiti del possibile. Accerchiarlo. Evitare che possa prendere posizioni a nome del governo; come quella sulla riduzione della manovra. Cercare, in ogni modo, di concordare ogni uscita pubblica.
L’operazione ha preso il via a Cernobbio, al seminario Ambrosetti, ed è proseguita nell’incontro con i capigruppo della maggioranza e, poi, con i sindacati. Prodi e Padoa-Schioppa. Padoa-Schioppa e Prodi. Oltretutto, il momento è propizio; e l’operazione «affiancamento» ben si confà al momento. In periodo di elaborazione della Finanziaria è quantomai opportuno che il presidente del Consiglio sia affiancato dal ministro dell’Economia. Ragion di più se il premier è anche economista. Solo che, in questo caso, la situazione è ribaltata: è il ministro dell’Economia ad essere affiancato dal presidente del Consiglio.
Ovviamente la situazione può offrire anche un altro angolo di lettura. Per esempio, se la scena viene vista da Via Venti settembre, invece che da Palazzo Chigi. In tal caso, si potrebbe parlare di graduale isolamento del ministro dell’Economia. Di patti non rispettati. Di delusione. Di incomunicabilità.
Per il momento, comunque, l’operazione «affiancamento» sembra stia dando i risultati attesi da Palazzo Chigi. Prodi e Padoa-Schioppa parlano la stessa lingua.

Oppongono un muro di gomma comune alle richieste della maggioranza.
Ma poi a decidere è il presidente del Consiglio, come dimostra la vicenda pensioni: uscite dalla finanziaria. Non era esattamente quel che voleva Padoa-Schioppa.

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