E al «Parini» scoppia la polemica sulla divisa all’americana

Dal grembiule alla divisa uguale per tutti. Con tanto di logo dell’Istituto sulla giacca e un colore per ogni ordine: rosso per la materna, azzurro per le elementari, blu per le medie inferiori. Un ritorno al passato ma su modello americano, tanto da scatenare polemiche e proteste fra le famiglie «dissidenti» e gli insegnanti «restauratori». Una guerra combattuta a colpi di denunce e ricorsi fra le due opposte fazioni. «Abbiamo appena acquistato i grembiuli, adesso vogliono farci sborsare altri soldi per la nuova tenuta scolastica. Come faremo ad arrivare a fine mese? Ci rivolgeremo al ministero della Pubblica Istruzione» dicono i genitori. «Una decisione votata all’unanimità dal consiglio d’Istituto, organo a cui lo stesso ministero dà piena facoltà di decidere» ribatte la scuola. Accade tutto a Ostia, all’Istituto Comprensivo Internazionale Giuseppe Parini di via delle Azzorre, ieri al primo giorno di lezioni. Una scuola statale dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado. Insomma: asilo, elementari e medie fino a 14 anni per un totale di 950 alunni. Una struttura per molti considerata all’avanguardia. Per altri fin troppo. La vicenda, che rischia di finire sul tavolo della magistratura, si centra su una delibera votata il 2 luglio scorso dai rappresentanti didattici e non. La divisa della discordia, che per alcuni imporrebbe ordine e disciplina fra i ragazzi, per decine di mamme e papà sarebbe un’imposizione di stampo dittatoriale. Non solo. «Costerebbe 30 euro - spiegano i genitori infuriati davanti l’elementare distaccata di largo delle Marianne -. Cifra che, moltiplicata per 4 (due divise invernali per avere un cambio e altrettante estive), arriverebbe a 120 euro l’anno a bambino. Una somma esagerata, considerando gli altri costi scolastici». Ancora: «La delibera è stata firmata due mesi fa ma ne veniamo a conoscenza solo oggi - dice Laura Daco, rappresentante del consiglio di classe -. Non solo. Non sappiamo bene di quale tessuto siano fatti questi capi e se ad alcuni ragazzi possano provocare allergie. Non tutte le famiglie sono in grado di spendere questi soldi. Io ho 4 figli, dovrei affrontare una spesa di 500 euro l’anno. Ci rivolgeremo all’Adiconsum per una denuncia collettiva da girare poi al ministro Gelmini. Vedremo cosa succederà». La pensa in maniera diametralmente opposta la professoressa Liviana D’Uffizi, dirigente scolastico della Parini: «Stamattina (ieri per chi legge ndr) ho ricevuto molti complimenti per l’iniziativa - spiega al Giornale -, le lamentele vengono da una minoranza poco informata. I costi della tuta con cui fare anche educazione fisica sono già nel bilancio delle famiglie. E la divisa, adatta a queste attività, non costa più di una tuta alla moda. Anzi. Abbiamo trovato, facendo una ricerca di mercato, la soluzione migliore per rapporto qualità-prezzo. Basterà andare dal rivenditore autorizzato e scegliere in base alla taglia. I tempi? Non prima di un mese. Poi basta con questi ragazzi, specialmente quelli più grandi, vestiti in modo sconcio e tutti griffati. La divisa metterà ordine senza creare divari sociali».

Su una circolare, distribuita questa mattina, i motivi della scelta: «Possibilità di riconoscere subito gli alunni, sia all’interno che in eventuali manifestazioni esterne; eliminare la gara di vanità per i capi firmati con conseguente risparmio per le famiglie».

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