Cè un convitato di pietra al primo faccia a faccia tra i candidati del Pdl e Pd in Regione. Il confronto tra Roberto Formigoni e Filippo Penati, andato in onda ieri a «Mentana Condicio» sul sito del Corriere.it, assomiglia più volte agli sketch tra Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, non a caso anche il conduttore Enrico Mentana gli affibbia i soprannomi quando deve richiamarli allordine. Non cè, ma incombe nei discorsi il sindaco Letizia Moratti. «Formigoni le fa da tutor», punzecchia Penati. Non si parla degli assenti? «Non se sto parlando male - si corregge -, dico quello che sta facendo il governatore, cè talmente un tanto scontento in città che il fatto che lui dica alla Moratti cosa deve fare lo certifica». Su un punto il governatore in carica è daccordo e lo ripete da settimane, «su Milano abbiamo sempre vinto ma il consenso del Pdl da qualche anno è meno stra-forte e stra-sicuro che nel resto della Lombardia, voglio impegnarmi personalmente sul territorio». Ma ribadisce «non sono il tutor né del sindaco, né del presidente della Provincia Guido Podestà, i progetti che presento sono condivisi». Ridimensiona anche la frattura con la Lega, dopo che Umberto Bossi qualche giorno fa ha parlato di una Lombardia «in crisi». Pdl e Carroccio «sono due partiti diversi, che in alcuni casi si trovano anche in competizione per conquistare gli indecisi e chi vota per altri partiti, ad esempio quelli dellUdc», ma parlando con Bossi «ho avuto rassicurazioni che le sue parole sono state male interpretate, la collaborazione è fortissima».
Dopo aver perso la partita per la Provincia lanno scorso contro Podestà, Penati si è buttato in una gara a perdere contro Formigoni ma assicura (almeno per ora) che non ci riproverà il prossimo anno alle elezioni del sindaco: «Lo escludo, anche per la mia salute». E non nasconde le scarse possibilità di vittoria nella roccaforte di Formigoni, ma «a noi quello che interessa è iniziare a costruire un progetto di alternativa, riavvicinarci alla società civile». Formigoni punta invece al ventennio «democratico» in Lombardia, e se Mentana gli fa notare che una dose di stanchezza al quarto mandato sarebbe fisiologica, il diretto interessato non guarda ad altri lidi, neanche romani: «Oggi il presidente della Lombardia è più importante di qualunque ministro, con il federalismo che si sta realizzando e la vittoria di Expo, questo ruolo è secondo solo al premier, e quella posizione è ottimamente gestita». LExpo appunto. Che mette daccordo i due avversari su un punto: «Serve un cambio di passo». Formigoni anzi ha annunciato di voler «scendere in campo dopo le elezioni», per coinvolgere di più la società civile e lintera regione, anzi studia «un modo per coinvolgere anche il centrosinistra». La battuta di Penati è quasi scontata: «Dopo la Moratti, vuol commissariare anche lad Lucio Stanca».
Sulla vicenda del listino di Formigoni esclusa per qualche giorno dal Consiglio di Stato, Formigoni sostiene che «cè stata macchinazione più che uningiustizia, la Corte di Appello non aveva il potere di escludere una lista perfettamente regolare come poi hanno dimostrato sia il Tar che il Consiglio di Stato, non è vero che ci sono stati dei dirigenti pasticcioni, che il partito è gestito da incompetenti. Ma gli elettori per qualche giorno si sono sentiti smarriti e abbiamo subito un danno, tanti sono passati da un voto certo allindecisione, ma stiamo recuperando». Non raccoglie le provocazioni sul fisioterapista del Milan Giorgio Puricelli inserito nel listino bloccato («un medico stimato, che ha lavorato in molti campi») o sulligienista dentale ed ex soubrette Nicole Minetti, «non sono loro che devono rappresentare me, ma io rappresento Pdl e Lega» e ricorda di «aver già proposto che nella prossima legislatura il listino venga eliminato perché crea disparità».
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