E a «The Place» c’è Arigliano l’unico «crooner» all’italiana

Simone Mercurio

È una vecchia quercia della musica italiana, il cantastorie dalla «brutta faccia». È uno che non ama prendersi troppo sul serio, il grande Nicola Arigliano, classe 1923, stasera in concerto con il suo Quintet dalle 22,30 al The Place (via Alberico II in Prati), per il terzo appuntamento con la rassegna «Roma di Amilcare 2006», la kermesse di canzone d’autore dedicata al fondatore del Club Tenco, Amilcare Rambaldi. Dopo la strepitosa performance di Eugenio Finardi in blues, mercoledì scorso, è stasera la volta dello swing d’autore del maestro Arigliano Nicola, al secolo Pasquale. Uno che la musica la mastica da quando, nel 1940, se ne andò negli Stati Uniti: «Avevo una gran voglia di scoprire cosa si suonava dall’altra parte dell’oceano», racconta oggi. Arigliano ha avuto due vite. Una prima, in cui per il grande pubblico Arigliano era quello di uno spot di un digestivo. Poi, dopo anni di lontananza dal mondo dello spettacolo, la rinascita nel 1996 quando, a 73 anni, vinse il premio Tenco con una raccolta live dei suoi successi. Salentino di Squinzano, oggi, quando non è in tournée, vive nel suo eremo in Sabina, dove segue una dieta a base di peperoncino, aglio e cipolla «che mi porta lunga vita e sanità». Oggi Arigliano, che l’anno scorso ha partecipato a Sanremo, è considerato il più grande cantante di jazz che ha avuto l’Italia, dotato di uno stile personalissimo, l’unico «crooner» che il nostro Paese abbia mai avuto. Lo swing è il genere principale praticato dal suo nuovo quintetto stasera in scena al The Place. Sul palco con lui saranno Frank Antonucci alla chitarra, Roberto Casciotti detto Bob alla batteria, Angelo «Reverendo Otis» Rosi al contrabbasso e Umberto Trinca alla fisarmonica.

La scaletta della serata comprende successi di Nicola Arigliano come «Arrivederci» e «Maramao perché sei morto» e altri brani che abbracciano lo swing italo-americano che va dagli anni Trenta agli anni Sessanta. Il concerto di Arigliano sarà aperto da La Negra, un quartetto che ripropone in chiave originale i grandi classici della canzone italiana, da Modugno a Carosone, da De Andrè a Paolo Conte.

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