Pomigliano dArco (Napoli)UnAlfa 147 percorre lentamente piazza Primavera, luogo simbolo di Pomigliano dArco, la città dello stabilimento Fiat e delle fabbriche. La vettura, made in Pomigliano, si inoltra tra la folla festante mentre laltoparlante sistemato sul tettuccio, diffonde le note di «We are the champions», inno del calcio europeo utilizzato per celebrare la vittoria dei «campioni» del centrodestra, che hanno conquistato una roccaforte rossa che sembrava inespugnabile, simbolo della lotta operaia negli anni Settanta e Ottanta.
Ha vinto un socialista del centrodestra, Lello Russo, 70 anni, amico di quello Stefano Caldoro che ha sbaragliato Vincenzo De Luca nella corsa a governatore della Campania. Russo, che sindaco lo era già stato dal 1980 al 1992, ha vinto bene: 55,5 per cento a 44,5 contro il rivale del Pd, Onofrio Piccolo.
Già al primo turno lex socialista aveva rischiato di vincere: per un pelo, Piccolo, era riuscito a qualificarsi per il ballottaggio. Avere perso la «Stalingrado del Sud» rappresenta una sconfitta anche per Antonio Bassolino, lex governatore della Campania che adesso dovrà soprattutto preoccuparsi di uscire indenne dal processo sullo scandalo rifiuti che lo vede imputato con altre 27 persone. Piccolo infatti è luomo di Michele Caiazzo, ex «padrone di casa», sindaco per due consiliature non rieletto consigliere regionale e uno dei più fidati collaboratori di Bassolino.
«È caduto un altro muro» urla la gente del centrodestra davanti alla sede del comitato elettorale di Russo, con riferimento al muro berlinese abbattuto a colpi di piccone nell89. Ma qui, a Pomigliano dArco, sembrava impensabile che «The Wall» potesse cadere. Per questo parlano di «liberazione» in piazza Primavera i supporter di Russo, pronti a «far rinascere la città per la quale in 15 anni di bassolinismo nulla è stato fatto per farla crescere».
Storie daltri tempi. La «Stalingrado del Sud», quando circa il 40 per cento degli italiani votava democristiano, regalava al vecchio Pci di Longo e Berlinguer il 65 per cento dei consensi nelle urne. «Quando andava male il partito comunista raccoglieva il 40 per cento, altrimenti due terzi della popolazione, come nel 1984, sbarrava il simbolo della falce e martello. Altri tempi», racconta con amarezza Gerardo Giannone, comunista romantico, capo della Rsu-Fim della Fiat di Pomigliano dArco. Usa toni pacati, non insulta lavversario che ha vinto, riconosce la sconfitta e ne ricerca le ragioni. Giannone ricorda quando la «sua» Fiat, negli anni doro delle lotte operaie, aveva allinterno della fabbrica una sezione del Pci che faceva 2700 iscritti. E invece adesso la sconfitta, la dura punizione inflitta dallelettorato di sinistra al Pd, passa anche per lo stabilimento più importante di Pomigliano: circa mille dei cinquemila operai Fiat risiedono in città. Intere generazioni che votavano in blocco lex Pci: un dovere inalienabile, come per un cattolico andare in chiesa. Spiega Giannone, che «sente» il polso dei compagni che lavorano in fabbrica al suo fianco: «Sono certo che almeno il 50 per cento dei compagni non ha votato il Pd ed è restato a casa. Perché? Semplice, non si sente rappresentato dal partito democratico, lontano dai problemi della classe operaia e dalla gente». Ma in fabbrica puntano il dito anche contro la politica attuata dai sindacati confederali. «Appiattiti su Bassolino. Non fanno i nostri interessi. Non si poteva votare il loro partito di riferimento», dicono in Fiat.
E cosi, dopo 15 anni di amministrazione Caiazzo (10 anni) - Della Ratta (5), Pomigliano ha scelto il ritorno al passato, con Lello Russo. Causa le gravi vicende giudiziarie in cui era rimasto coinvolto il neo sindaco (dalle quali è poi uscito indenne), Russo e il suo vice sindaco, e cioè lo stesso Caiazzo, si erano separati. Ognuno per la sua strada. Caiazzo in progressiva ascesa, legato allallora astro nascente Bassolino.
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