Che le posizioni nella maggioranza sulla questione libanese restino quantomeno variegate lo certificava ieri Liberazione, quotidiano di Rifondazione comunista. Nei giorni delle polemiche su Massimo DAlema - criticato da più parti e anche nel centrosinistra per la sua passeggiata per le strade di Beirut con il deputato di Hezbollah Hussein Haji Hassan - il giornale del terzo partito della coalizione di governo sceglie infatti la via della prudenza e affida il titolo di prima pagina e una lunga e prudente analisi dello scenario mediorientale a Alì Rashid, deputato del Prc e una carriera di dirigente dellOlp alle spalle. Il titolo è cauto: «Israele ha perso. Nel mondo arabo sta nascendo una nuova coalizione».
Si parte con una dotta dissertazione sulla «immensità della distruzione implacabile» portata avanti da Israele, sui «sopravvissuti che tornano a casa» e «non trovano nulla di ciò che hanno lasciato» e sui «bambini seduti sulle macerie». Poi si punta il dito sul governo israeliano che «dopo 60 anni dalla sua creazione non riesce a stabilire una comunicazione» con gli Stati confinanti «se non attraverso una forza propagandata come invincibile ma che oggi non ha vinto». E infine si ricordano ancora «i massacri», le «migliaia di missili» e «le bombe via aria, via mare e via terra». Insomma, il quadro - prevedibile - è quello di un conflitto a senso unico, di unaggressione scellerata e irragionevole di Israele al mondo arabo.
Ma oggi sono i giorni della sua «rinascita», annuncia con fervore dogmatico Rashid. Che esalta, incensa e loda con ammirazione Hezbollah e le sue gesta. Umane, come quando organizza i soccorsi che «spesso arrivano prima della Croce rossa». Eroiche, quando si racconta la resistenza «allaggressione», un «misto di rabbia (per le vite perdute) e orgoglio (della certezza di non essere vinti)».
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