di Mario Giordano
Come sempre, non avendo argomenti, al Fatto passano agli insulti. E si mettono addirittura in tre (Travaglio, Luttazzi e Freccero) per tentare di replicare allarticolo in cui avevamo raccontato ciò che appare lampante a tutti: altro che struttura Delta, la Rai è sempre stata okkupata dalla rete di potere della sinistra. Pensare che non sarebbe difficile capirlo: non serve nemmeno leggere (cosa che magari ai tre risulta difficile), basta accendere il televisore.
Niente da fare. È più forte di loro. In particolare Marcolino Tuttomanette è così accecato che nella circostanza dimentica anche la sua leggendaria precisione: per smentire la cena a casa Zaccaria in cui fu pianificata la campagna mediatica del 2001 contro Berlusconi, infatti, si aggrappa al fatto che Vespa, nel raccontare l'episodio, sia caduto nel reato di diffamazione. Dimentica però di dire che la stessa riunione gastro-strategica è stata raccontata anche da altri organi di stampa, come il Foglio e Prima Comunicazione, che non centrano nulla con Bruno Vespa. E che comunque, diffamazione o non diffamazione, quella cena cè stata, così come cè stata la campagna televisiva contro Berlusconi, rivendicata per altro dallo stesso Freccero («Grazie alla nostra Tv forte, lUlivo ha addirittura rischiato di vincere. Abbiamo conteso a Berlusconi la trincea del primato mediologico
Di fronte a un Paese che si era già inchinato al nuovo imperatore, noi siamo stati la voce dissonante», intervista a La Stampa, 17 maggio 2001).
Ma dove Travaglio si supera è quando ci racconta la favola per cui Celli non si sarebbe dimesso dalla Rai per i dissensi con Zaccaria e Freccero, ma per «una principesca offerta della spagnola Telefonica». In attesa che Marcolino Tuttomanette ci confessi che crede anche a Babbo Natale e che sè fidanzato con Biancaneve, gli riportiamo la spiegazione delladdio alla Rai che lo stesso Celli ha dato pubblicamente (intervista a Vittorio Zincone per Sette del Corriere della Sera, 1 luglio 2010): «Le ragioni delle mie dimissioni? Consideravo un errore schierare la Rai contro Berlusconi. Lo dissi sia al presidente Zaccaria sia a Veltroni. Veltroni ora me ne dà atto». Lingua per lingua, chissà se Travaglio almeno capisce quella italiana.
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