E Rinaldini minaccia: «Se la Fiat chiude, ci vorrà l’esercito»

Roma«Se Fiat dovesse chiudere qualche stabilimento in Italia bisognerebbe ricorrere all’esercito». Il leader della Fiom Gianni Rinaldini non si preoccupa della bufera provocata dalle dichiarazioni sue e dei vertici dell’organizzazione che guida a proposito dei manager sequestrati. Ieri il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, ha denunciato le ambiguità della Cgil sulla nuova forma di protesta. Il sospetto è che al sindacato di sinistra non dispiaccia «lo sbocco ribellistico». La crisi economica, secondo il sindacalista, «non si può affrontare giustificando il sequestro dei manager e agitandolo come una mazza politica».
Parole che non hanno mosso di un millimetro Rinaldini. Lui, di passi indietro, non ne farà. «Se Fiat dovesse chiudere in Italia qualche stabilimento - ha ribadito ieri commentando Bonanni - ci vorrebbe l’esercito». Violenza nei confronti dei manager? «È mai possibile che gli stipendi dei manager siano di queste dimensioni, non è violenza questa verso chi viene licenziato?», si è chiesto il leader delle tute blu.
Reazione totalmente diversa al vertice della Cgil. La risposta della segreteria guidata da Guglielmo Epifani alle accuse della Cisl è stata durissima: «Questa volta Bonanni ha passato il segno». Il suo è un «intento inaccettabilmente strumentale» e la sua non si può che interpretare come «volontà manipolatoria delle affermazioni altrui».
Ma a pesare non è solo il manager napping. Il fatto è che oggi Confindustria, Cgil, Cisl e Uil si vedranno per mettere la firma sul nuovo modello contrattuale. Il sindacato di Guglielmo Epifani si siederà al tavolo, ma sarà solo un atto di presenza visto che non siglerà l’intesa. «Confermiamo le ragioni di merito per cui non abbiamo firmato», ha annunciato Susanna Camusso della Cgil. Quella del sindacato della sinistra è una «sindrome del no preventivo», denuncia Gianni Baratta, segretario confederale della Cisl. Divisioni che non impediscono agli altri sindacati di andare avanti comunque. «Avremo un nuovo modello contrattuale che avrà il vantaggio di aumentare i salari. Ci dispiace per la Cgil, ma non possiamo fermare il mondo se loro non sono d’accordo», è la sintesi del segretario generale della Uil, Luigi Angeletti.
Nella partecipazione, senza firma, al tavolo di oggi in molti hanno letto un po’ di imbarazzo della segreteria Cgil. Chi invece di imbarazzi non ne ha è ancora una volta la Fiom che ieri non solo ha ribadito di non condividere la riforma che rafforza la contrattazione di secondo livello rispetto a quella nazionale, ma ha annunciato che la ignorerà proprio. «Noi quelle regole non le applicheremo», ha spiegato Rinaldini, annunciando, di fatto, un’altra stagione di conflitti e di vertenze sindacali senza fine.
D’ora in avanti la Cgil non avrà nemmeno il calendario in comune con gli altri sindacati.

A giugno, secondo le nuove norme, dovrà essere anticipata la presentazione delle piattaforme di rivendicazione del rinnovo del contratto dei metalmeccanici la cui vigenza sarà triennale. «Per noi la scadenza del contratto resta biennale», ha annunciato il segretario generale della Fiom Cgil.

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