nostro inviato a Budapest
In fondo, è laddio di Schumi alla Ferrari F1. E la sua decisione, benché camuffata dalla voglia di collaborare in futuro sui bolidi da lanciare sul mercato, segna la fine di unepoca. «Non verrò più ai Gp», ha fatto sapere ieri. Un annuncio solo in parte mitigato dalla precisazione della sua addetta stampa: «Michael non prevede di essere presente quest'anno ad altre gare... intende dedicare il suo tempo prima di tutto alla famiglia».
Fine di unepoca. Perché il superconsulente alza il piede dal pedale dellambizione rampante: doveva aiutare il team a reggere londa durto del suo addio, dovrà invece difendere se stesso dal rammarico di aver, forse, voluto troppo. Certo, ci sono 4,5 milioni di euro a stagione a motivare la sua voglia di restare operativo nel team. Ma forse, ora, si accorge che avrebbe fatto meglio a eclissarsi coltivando il proprio mito anziché banalizzarlo autodeclassandosi da eroe delle pista a manager sul muretto. Per di più, manager senza un granché da dire e fare. Lha detto lui: «Io e la Ferrari non abbiamo ancora trovato una linea chiara e non riesco a tenermi aggiornato, mi sento era stato il senso inutile».
Il giornale popolare tedesco «Bild» ha addirittura azzardato la teoria che la presenza di Schumi allontani Raikkonen dal podio: fin qui sono state 5 le apparizioni di Michael (Spagna, Monaco, Canada, Francia e Germania) e tutte seguite da brutte o sfortunate prestazioni del finlandese. Tranne che a Magny Cours dove ha vinto. Ma i maligni sostengono che lex campione se ne fosse già andato. Coincidenze a parte, ciò che fa riflettere è che lepoca della grande Ferrari schumacheriana è finita.
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